00 02/01/2011 10:06
...quella voce, quelle voci

La confusione, la confusione è ancora qui ed ho conquistato solo qualche sprazzo di prevedibilità, anche un certo rancore è rimasto, verso chi, mah…forse persone precise ed a ragione, forse il mondo, quel certo rancore è rimasto e non me lo sono mai spiegato fino in fondo. Caratteraccio pensano quelli che se ne accorgono.
Sono arrivato qui con quello.
Cazzuole e cemento, mattone metto sopra a mattone nella mia centesima casa nella quale cercare di chiudere e fermare un pezzo di esistenza… fare assume senso esistenziale, non importa cosa fare, ma fare mi serve, con qualche paura di non arrivare presto alla fine e con la paura che finito quello finisca tutto, paura di non aver più nulla da fare, l’angoscia del vuoto pari solo a quella della confusione. E fare bene è ancora importante...perdo tempo a guardare da lontano.
Sono arrivato qui.
Scelte, ah il problema delle scelte, sarà vero che faccio quasi solo quelle sbagliate? IL dubbio che ti segue, scenari immaginari…avrei potuto far così e non così, questo e non quello; esiti diversi ed esiti uguali , muri che possono crollare ma forse era scritto, doveva essere così…ma quanti sono quelli che rimuginano e rimasticano continuamente la propria vita…i pazzi certo, ma quanti degli altri? Ed io quanto sono normale? Fino a qualche punto la in cima. Cibi che non si digeriscono mai e tornano sù, sù, come un riflusso gastrico dal cattivo sapore nei giorni di capodanno.
Qui ci sono arrivato così.
Cose da fare pensate così tanto che è come averle fatte e sai che non le farai più proprio per questo, correzioni che non si faranno mai, certezza di aver dimenticato per strada qualcosa che magari era importante, ma non te lo ricordi o forse sì, qualcosa. Tic da contrasto, esistono e lo sa chi li ha. E ancora cercare, cercare…cercare cose che non si trovano, aspettare ciò che non arriverà, quella chiamata di pace o di chiarimento che non ci sarà, quello che aspetti da parte di coloro non sanno che te lo aspetti oppure sì e per questo niente…, e non ho avuto giustizia, saper che con molti non c’è stata parità di bilancio ti brucia. Lasciar perdere e dimenticare è come lasciare in giro cose che non trovi, quei maledetti oggetti, quegli appunti e quegli attrezzi che con meno vista gli errori aumentano e non serve essere ossessivi per trovare. Dimenticare si può fare ma non si cancella ciò che non è chiuso, non si cancella un sentimento, non si sopporta l’ingratitudine…noi buoni siamo costosi, sappiatelo.
Anche qui sono arrivato.
Ti attacchi a quello che hai e che stai per avere. Godi il sorriso dei tuoi figli, sperando che niente e nessuno li separi, una famiglia che questa volta c’è e senti che lei ti vuole bene, cose che basterebbero a tanti…nella nuova opera d’arte che come sempre serve solo a te e non comunica niente, un’ opera che ti circonderà e forse a qualcuno parlerà bene di te…quando non ci sarai, perché sai che non arriverai sempre…e forse è per questo che lasci tracce buone di sopravvivenza cancellando le altre. È seccante sapere che non arriverai sempre, d’altra parte c’è ormai tanto da capitalizzare e forse sarebbe più importante mettere ordine che aggiungere. “Sarebbe” più importante, a meno che il senso della tua vita sia andare, solo andare.
Sembra incredibile essere arrivato a qualche bilancio.
Mi manca quella telefonata “tanti auguri per il tuo compleanno Gianfranco” che per decenni è sempre arrivata, anche nei miei momenti peggiori di rancore verso di lei c’è sempre stata, quella voce mi manca tanto.

Ma ai 55 ci sono arrivato dai, tolti i rospi ora posso fare festa.


GFM