Caro Alessandro,
Ho letto e riletto con grande partecipazione le tue parole..anche a me piace parlare di peculiarità piuttosto che di sindrome, anche perchè, come insegna il Professore, "la sindrome di Tourette non esiste"!
Mi ha colpito molto la parte in cui parli di quella grande forza che senti dentro di te...le tue frasi hanno scatenato i miei neuroni, già molto sollecitati dal confronto nei giorni scorsi con altri tourettici, e ora posso azzardare una spiegazione a quello che è capitato a me.
Io non so bene quando tutto sia realmente iniziato, so solo che la mia "peculiarità" è emersa poco meno di un anno fa. E' come se all'improvviso qualcosa mi sia esploso dentro, manifestandosi all'esterno attraverso i gesti di braccia e gambe impazzite...
Sabato scorso si parlava delle regole...per molti l'imperativo è trasgredirle, per me è sempre stato assolutamente necessario osservarle e addirittura costruirle. Mi servivano per incanalare, contenere quella forza che avevo dentro. Per anni l'ho sfogata nello studio "matto e disperatissimo", poi mi torna alla mente il ricordo del momento esatto in cui ho scoperto che mi sarei laureata: sono scoppiata a piangere, ma non un pianto liberatorio...le mie erano lacrime di disperazione. Da quel momento ero sola, alla deriva. Dopo anni di percorso tracciato dai ritmi della scuola, di mete precise, di obiettivi da raggiungere e nei quali concentrare tutti gli sforzi, invece di godermi il raggiungimento del traguardo finale, così ambito, così sudato, riuscivo solo a percepire una sensazione di vuoto...cosa avrei fatto dopo? Non c'era più meta verso cui dirigere i miei passi...l'unica cosa che avevo davanti era solo l'immenso, terrificante oceano della vita, così insidioso con i suoi mille imprevisti. Io, che avevo vissuto fino a quel momento secondo schemi ben precisi, applicando le mille regole che tenevano in ordine la mia esistenza era improvvisamente lanciata nel mondo, con un fardello di energia che non aveva più uno scopo...
Ma io sono tremendamente orgogliosa e testarda e così ho cercato di tenere duro per qualche anno, buttandomi sul lavoro e su mille altre attività che mi tenessero impegnata. Ha funzionato per qualche tempo, anche se non era che un palliativo..Mi sono lasciata prendere dalla frenesia di trovare un'occupazione per la mente e per il corpo, perdendo di vista un aspetto fondamentale: la passione. Lo studio mi ha sempre preso, anima e corpo, la mia sete di sapere era incolmabile, ma dopo di lui, niente ha più avuto la capacità di coinvolgermi così profondamente e così mi sono persa in tante cose futili che non mi davano nessuna soddisfazione, che non mi permettevano di esprimere il mio potenziale. E quell'energia, accumulandosi accumulandosi alla fine ha generato un'esplosione...
Ora riesco a dare un nome a quella sensazione di imprigionamento, di costrizione che provo. Ora forse conosco il senso della mia danza. Non a caso da piccola sognavo di fare la ballerina, ma non mai potuto realizzare il mio desiderio...
Grazie per avermi aiutata a capire.
Un abbraccio
Danza Ballerina