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Il senso di colpa verso i genitori

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2008 20:07
07/10/2007 11:31
 
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Post: 1.485
Registrato il: 09/07/2007
Responsabile Scientifico
La vita é più complessa delle ideologie, anche quella familiare.

Marianna credimi...
...non voglio squalificare nè te né i tuoi credo, però ci sono parole il cui taglio ideologico può diventare come un elefante in una cristalleria.
Approfitto quindi di questo tuo post per generalizzare delle riflessioni.

Le mie perplessità non sono riferite alle dichiarazioni sull'amore, sul "siete sempre tutti belli e speciali", perché a questo tuo modo di esprimerti ci siamo ormai abituati ed alla fine non fa più danno che ascoltare i "commenti" di radio maria (e poi ti accettiamo e ti siamo affezionati per come sei), ma al resto.
Altri argomenti sono più delicati, come questa cosa che si vivrebbe davvero solo nella sofferenza ("penso che si vive di più quando tutto sembra più difficile e doloroso ...lì si sente un palpito di vita vera un palpito di una energia che ti spinge e che ti sprona a fare sempre meglio"). Non dico che tu non abbia diritto ad esprimere un tuo parere, ma ti dico che una cosa del genere dovrebbe essere un po' più problematicizzata specialmente in questo contesto.

Vorrei partire da un esempio:
Poche settimane fa alla radio parlava un medico di patologia neonatale (cattolico tra l'altro) in un programma che commentava una sentenza del tribunale di Cagliari sul diritto di una coppia di emofiliaci di fare l'esame pre-impianto dell'embrione (vietato dalla Legge 40); egli raccontò del suo stupore nel vedere le reazioni di una coppia "credente" quando fu comunicato che il loro primo figlio appena nato aveva una gravissima lesione cerebrale che lo avrebbe condannato ad una vita quasi vegetale. Costoro, anziche piangere come ci si aspettava, immediatamente ringraziarono il Signore ed organizzarono persino una festa in reparto con i loro amici (o confratelli)per ringraziare Dio della meravigliosa prova che era stata loro concessa.
NOn voglio fare commenti perché li ritengo superflui, voglio solo aggiungere che questa stessa coppia anni dopo si é separata ed il loro figlio é in istituto (informazione data alla radio dallo stesso ginecologo).

Con le ideologie tutto sembra apparentemente semplice, ma il tempo ed i fatti reali poi scavano, erodono ed alla fine il dolore, le frustrazioni, la rabbia, le speranze deluse, i conflitti, la stanchezza, vengono fuori, a volte in modo palese, altre volte come un "non detto" che é ancora peggio, e mina le relazioni dall'interno.

La famiglia é già una struttura complessa e piena di nevrosi (é una costruzione culturale che non corrisponde infatti al cervello degli ominidi), e la vita al suo interno é piena di tensioni e di difficoltà. Gli equilibri sono difficili da trovare e devono essere ridefiniti frequentemente anche in base alle novità che la vita sociale, l'età, la crescita dei figli, i problemi economici, impongono. Infatti molte famiglie non ce la fanno, e si sciolgono, e spero che nessuno si arroghi il diritto di giudicare la vita e le scelte altrui, la strada che ognuno segue per trovare il suo equilibrio.
Se già la vita familiare é difficile e difficile é essere figli e genitori "normali" si può capire come le difficoltà possano ingigantirsi quando un membro é un figlio "speciale".

L'ho scritto, ci sono famiglie che di fronte alle difficoltà si rafforzano...ma purtroppo non sono la maggioranza dei casi; in altre può accadere che ci si accusi a vicenda esplicitamente (di essere l'origine educativa o genetica del problema)o implicitamente (silenzi, rancori sordi); con un figlio speciale possono accentuarsi le differenze negli stili educativi e con loro i conflitti e le incoerenze di atteggiamento, e un figlio può infilarcisi divaricandole; altre volte le situazioni si complicano con parenti, nonni, amici, tutti che pensano di poter dare consigli anche quando non sono richiesti; capita che l'arrivo di un fratello peggiori la situazione e magari che un genitore si dedichi all'uno e lasci l'altro al coniuge,con meccanismi di esclusione ed inclusione che dissesterebbero qualunque equilibrio, persino ideologico religioso; un figlio difficile può essere l'origine di una rigida differenziazione di ruoli e di conflitti più o meno palesati tra gli stessi fratelli (con sentimenti contrapposti di attaccamento o repulsione, identificazione edanche odio); altri genitori possono essere in difficoltà e per paura del futuro non se lo dicono, inchiodandosi ad un presente che diviene sempre più difficile; ho conosciuto famiglie che si sono date all'impegno sociale, spostando lì tutte le energie che andrebbero spese all'interno(e forse non é il caso che tanti Presidenti di Associazione onlus siano genitori);......stop.

Mi rendo conto che potrei scrivere ancora ed a lungo, ma che così facendo rischio di offrire una prospettiva negativa che non é nelle mie intenzioni, volevo solo dire che per affrontare il futuro bisogna guardare in faccia la realtà per come é, non falsificandola. Volevo dire che un genitore che affronta un'esperienza tanto difficile (ma non sempre lo é per fortuna) ha diritto alla stanchezza senza per questo sentirsi in colpa, ha diritto a fantasie di allontanamento o fuga senza sentirsi cattivo, ha diritto a non avere fiorellini e cuori ma anche di accedere al conflitto senza averne paura, ha diritto a ridefinire tutti i rapporti che ai suoi occhi dovessero rivelarsi dannosi e superati.
Ha diritto a rompere e a mantenere comunque il rispetto, come diritto a reagire contro chiunque quando qualcuno ce lo toglie.

Stanchezza, frustrazione, tristezza, rabbia e conflitti sono presenti in tutte le famiglie (tranne che in quella del mulino bianco), mine dei rapporti quando riducono sempre più gli spazi di serenità. Gestire una ragazzo difficile può ingigantire i problemi, per questo a volte un aiuto esterno professionale é davvero necessario...per continuare o per lasciare. Ma continuare si può, conosco famiglie che per il bene del figlio erano arrivate a riconoscere che una collocazione del figlio in istituto poteva essere più efficace del loro ruolo, ma che poi con un aiuto hanno ritrovato senso, forza ed energia. Altre che invece hanno trovato la loro soluzione in un allontanamento strategico...a volte necessario per trovare un nuovo equilibrio nella coppia...e magari poi riaccogliere.

Infine: abbiamo il diritto ed il dovere (verso i figli e noi stessi) di cercare di stare sempre meglio, di voler fare sparire i problemi...ed anche il diritto di non averne, poiché non é vero che solo nel dolore "si vive di più". Questa cosa in certe ideologie religiose può forse servire a conquistarsi il paradiso, qua sulla terra intanto dobbiamo vivere.
Con tutte le nostre contraddizioni, con tutti i nostri errori ed egoismi, dobbiamo cercare di vivere al meglio...perché anche questo a volte é eroico. I nostri figli hanmno anche bisogno di modelli positivi e di luce.

Gianfranco Morciano



PS Per luce intendo una filosofia di vita che proprio perché affronta il dolore, non ne fa un mito.

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