00 13/09/2007 15:38
Giglio tu dici che non saresti riuscito ad uscire da casa da dolescente,
ma vedi quando le dinamiche familiari diventano statiche e malgrado tutte le terapie ci si accorge che nulla si smuove... allora è necessario fare qualcosa di veramente opposto a quello che di solito si fa. Io ,una madre ossessivamente attaccata ai figli, propongo al mio medio ( che anche se in grave crisi mi sembrava il più forte ) di allontanarsi da casa per andare in convitto. Lui non accetta subito, medita per mesi cercando la soluzione per i problemi di suo fratello e di tutta la famaiglia, ma quando vede che oltre a non trovarla sta anche lui sempre peggio, decide di accettare.
( Scopro dopo il suo senso di colpa per aver lasciato solo suo fratello in un momento così difficile ).
Il grande vedendo suo fratello tornare la domenica contento della sua nuova esperienza , ci chiede di voler andare anche lui in un convitto. Io vedo questa possibilità come un cambiamento importante e fiduciosa delle sue capacità decido di appoggiarlo anche se la cosa mi dava delle ansie pazzesche (in quel periodo stava veramente molto male e faticava ad alzarsi dal letto).
Sapevo che era arrivato il momento di cambiare in modo forte per evitare il pericolo di ritrovarsi imprigionati in catene con ruggini e incrostazioni ( le catene delle quali parli a proposito di tuo fratello ed i tuoi genitori ).
Infatti il mondo fuori spesso usa dinamiche diverse e per me è stato come confidare nell'intelligenza dell'universo che fa girare tutte le cose.
Infatti come giustamente afferma Nicola il percorso interiore è personale, i genitori possono fare ben poco e spesso se sono troppo addosso fanno solo danno.

Clod