Questa riflessione riguarda soprattutto gli adulti TS.
Purtroppo non ho da portare un pensiero compiuto per quello su cui mi vorrei confrontare questa volta, si tratta comunque di un qualcosa che metterei sotto la voce "
inquietudine", ma anche "
movimento esistenziale".
E' qualcosa che ci si porta dentro e che rende difficile "re-stare" a lungo (in una parte, in un ruolo, in una relazione, in un gruppo, in un'idea, in un progetto) ma anche a volte a provare di cominciare. Noi sappiamo che poche volte ha a che fare con le variabili esterne (relazioni, fatti, cose) e che al massimo queste non fanno che accentuare quella cosa interna che spinge e che tutto consuma, nell'esperienza o ancora prima di cominciare.
Vediamo se riesce la ricerca scientifica a darci qualche spiegazione.
Merzenich dell'Università di S.Diego scrive che il sistema nervoso umano, per questioni evolutive, é alla continua ricerca di novità e che per questo in esso prevale il cambiamento sulla stasi. Altre ricerche riportano la questione sui recettori D4 della dopamina, i quali se stimolati portano le persone alla ricerca del limite, dello sconosciuto, del rischio e del suo superamento (ricerche sono in corso su questi recettori per quanto riguarda i comportamenti a rischio dell'adolescenza). La psichiatria ha coniato per questo tema il termine di "cacciatori di sensazioni" (almeno così mi diceva Mansi l'altro giorno). Certo la questione
fattore evolutivo della specie che vede nei tourettici una sua enfasi é questione che abbiamo già trattata ed anche molto convincente.
Rimane però il fatto che le spiegazioni scientifiche spesso sono poco empatiche e che le classificazioni tecniche mal si addicono ad una mente iper-simbolica come quella dei tourettici, a maggior ragione se questa sensazione a volte é auto-diretta, cioé con una intolleranza che si sposta dalle cose esterne a parti di sè, se non a tutta la persona. Processo facilitato dalla tendenza espellente altrui (e sì, siamo poco tollerati) che alla fine porta ad avere dubbi su sè, a non piacersi insomma.
Ora un non TS potrebbe ridere di questa cosa, o pensare che sia poco significativa, d'altra parte la pubblicistica (italiana) sta educando la gente a vedere la TS negli aspetti più esasperati (sindrome della parolaccia, o cazzate come questa) e le dimensioni esistenziali intra-soggettive non fanno certo cassa perché non sono esasperabili.
Ma questa cosa che non ha nome, questa cosa bipolare che ci piace e che ci fa star male, questa doppia dimensione a volte divisa per tempi ed a volte indivisa, forse meglio sarebbe rappresentabile con la musica, con un dipinto, o con la poesia.
Vi lascio alla riflessione (se vi interessa) con una poesia di Rainer Maria Rilke
"
Luogo non ho dove adagiar la vita.
Ciascuna cosa a cui mi getto in dono,
n'é subito ricolma; - e mi rifiuta."
Mi piacerebbe un confronto, anche su fatti concreti...magari possiamo spostarci in area riservata.
GFM
[Modificato da Gianfranco Morciano 05/07/2009 15:22]