00 27/12/2007 01:51
Inizio a risponderti...
(24.12)

Carissimo Seeking e carissimi tutti,

in questi giorni di festa trovo finalmente la calma di “reagire” al tuo lungo e preziosissimo intervento. Mi sono molto divertito a leggere l’introduzione, così amabilmente tourettica: il testo che commenta sé stesso e si avvita in spirali di utopie perfezioniste. E’ uno stile in cui mi riconosco. Trovo molto chiaro il tuo scritto (anche se tu, ogni tanto, dall’interno delle tue spirali, ovviamente ne dubiti, e ti capisco). Ricordo le riflessioni che scrivevo su di me in adolescenza, quanto erano avvitate e contorte, stese con una dis-grafia minuscola e criptica. Ero ossessionato dall’idea di essere spiato, e lo sono ancora adesso, che sto scrivendo sul mio PC a casa dei miei, chiuso in camera con una sedia davanti alla porta per rallentare incursioni (la chiave dà troppo nell’occhio), una scusa pronta per giustificare la sedia davanti alla porta, un quaderno per infilarci il tuo post stampato… Vabbeh, comunque ricordo quanto troppo erano contorti i miei scritti adolescenziali, e ricordo la fatica e le troppo numerose ramificazioni sinaptiche che mi si aprivano quando scrivevo sul forum i miei primi mesi: una gran faticaccia a cui non potevo sottrarmi e una bella dipendenza dal forum e dalla parola “tourette” su google per cercare tutto il possibile sull’argomento. Osservandoti ora, mi sembra di rivivere quei miei primi mesi. Poi ho dovuto un po’ allentare l’intensità dei miei interventi, per l’enorme energia che mi assorbivano. Ero veramente contento quando hai esordito sul forum, e lo sono di più ora perché sei rimasto, e la tua presenza è densa, positiva e importante. Non vedo l’ora di conoscerti di persona, immagino avverrà a gennaio, al prossimo gruppo d’incontro. Spero che il forum si arricchirà di altre presenze importanti e costanti da parte di altri tourettici.

(25.12)

Oggi sentivo una forte tensione tourettica, e la sento ancora adesso che è sera. Un gran bisogno di contrarre le innumerevoli giunture del corpo, ma anche se lo faccio non mi basta, e in realtà non ho molta voglia di contrarmi. Sento anche una certa carica collerica. Anche se sto bene dai miei, mi sento stretto, qui ci sono abitudini molto radicate e molto istanti dalle mie. I miei non sono persone particolarmente chiuse, e ormai sono abituati / rassegnati alle mie eccentricità, i miei anarchismi e il mio caratteraccio (la mia immagine pubblica di persona pacata contrasta con quella che ho in famiglia, ed effettivamente mi comporto in maniera assai diversa). Avrei bisogno di sfogarmi fisicamente, ma sono parecchio pigro, ultimamente. E poi vivo una frustrazione di fondo, perché cazzeggio e non riesco a mettere a fuoco le utopie artistiche che inseguo da sempre. Mi sento sull’orlo del fallimento, non mi sento depresso, ma nervoso e irrequieto. Devo controllarmi molto, perché è davvero fuori anagrafe usare la famiglia come materasso. Non ti sto rispondendo in maniera diretta, caro Seeking, ma il tuo scritto è qui a fianco a me, ne leggo un po’ e scrivo a ruota libera. Avrei intenzione di risponderti paragrafo per paragrafo e ci provo, ma sono troppo teso per muovermi in uno schema predefinito…

--------ORDINE OSSESSIVO--------


Mi contagi con le 8 lineette, eh eh! Quasi quasi da ualche parte ne metto 7 e ti faccio impazzire a cercarle… No, prometto che non ti faccio dispetti del genere, sto solo giocando intorno all’argomento. Riconosco la questione che poni, in me era più marcata quando ero adolescente, ma non ho mai avuto movimenti ossessivi così rilevanti (almeno credo, come sai, siamo così abituati a fare certe cose che non ci facciamo più caso). Per me è sempre stato più rilevante il bisogno di ordine. Ho sempre trascorso molto tempo a organizzare la casa, soprattutto il mio spazio di studio e lavoro. I libri e i CD per categorie e in ordine alfabetico, la cancelleria suddivisa per tipologia, inseguendo sempre i criteri più coerenti possibili, PC e periferiche disposti in modo da sfruttare meglio lo spazio (tutta la mia casa è organizzata in modo da sfruttare ossessivamente tutto lo spazio disponibile). I soprammobili non hanno significato, ne tollero qualcuno a malapena davanti alle file di libri, ma sapendo che non intralciano, perché possono facilmente essere spostati, o perché stanno davanti a libri che difficilmente (ri-)aprirò. La maggior parte dei soprammobili sono ammassati su uno scaffale molto alto e poco visibili, i più piccoli accumulati dentro una scatola (che ovviamente sta sullo stesso scaffale degli altri soprammobili). Con gli anni si è un po’ allentata la necessità di ordine ossessivo, mi concedo qualche deroga, ma vivo anche di rendita, per una struttura della casa organizzata e perfezionata negli anni. Spesso accumulo molto disordine, ma mi conforta sapere che quando metterò in ordine, ogni oggetto tornerà al suo posto unico e predefinito. Quando entra un nuovo oggetto in casa, a volte mi crea disagio. Chiaro che se è un manuale di Contrappunto, andrà immediatamente accanto ai suoi simili, ma se il nuovo oggetto appartiene a una categoria che prima non era presente in casa, deve essere creato un nuovo posto, possibilmente vicino a categorie di oggetti con qualche affinità. Un’analisi così spietata può risultare inquietante, in realtà, col tempo mi sono ammorbidito e ho adottato alcune strategie. Senz’altro quella di aver creato zone spurie, in cui possono convivere oggetti diversi, occasionali, unici o difficili da classificare. Come la cartella “Calderone” di questo forum, la cui creazione mi ha sollevato da molti dilemmi. Un’altra strategia è quella di non aprire la finestra “metto in ordine, riorganizzo lo spazio di lavoro”, perché mi porterebbe in una spirale che può durare giorni di riorganizzazione della casa (anche scrivere post importanti sul forum mi apre così tante strade che spesseo devo tenere chiusa la finestra). Magari risolvere il problema di un mouse che non è in posizione ergonomica può creare un effetto domino che si espande per tutta la casa. Un mio amico, tempo fa, avrebbe voluto scrivere una tesi di laurea sulla classificazione degli oggetti. Era un progetto che mi affascinava molto, ma ha dovuto rinunciare per non impazzire.

E’ un’ordine che deve seguire schemi mentali che sono cresciuti dento di me, non è per forza un ordine oggettivo. Mi rendo conto che ho una personalità ricca di ossimori, come pacato/collerico, ordinato/disordinato. Sono ossimori solo in superficie, ma in profondità non trovo nulla di illogico. Ci sono persone che si lasciano trarre in inganno dal mio aspetto spesso trascurato o, peggio ancora, dallo stereotipo dell’”artista” e restano stupite quando scoprono i miei scaffali ossessivi. Altre che, forse cogliendo il mio affetto per la razionalità, non si stupiscono affatto. In genere mi intriga incontrare altre personalità ossimoriche, e cercare i legami profondi tra contrasti superficiali. Per allenarmi con le parole, ho inventato questo gioco: andare da una parola al suo contrario, attraversouna catena di sinonimi o analogie, ad esempio:
cielo – paradiso – giardino – parco – riserva – terreno – terra
oppure
distratto – superficiale – banale – ovvio – chiaro – lucente – brillante – vivo – pronto – sollecito – attento

-------- I TIC. I TIC E LA MUSICA--------

Fare tic è come respirare. Non ne posso fare a meno e non ci faccio più caso: sono automatismi volontari. Il mio corpo chiede ossigeno, il mio corpo chiede contrazioni. La sospensione dei tic può durare più di un’apnea, ma non può durare all’infinito. Troppa apnea ticchica non mi fa bene. Ricordo, da bambino, avevo tentato, come te, Seeking, di non farne. Sdraiato sul letto, usando tutta la RAM per non fare tic, come per non respirare… per poi riprendere, quando non ne potevo più. Esperimento archiviato. Tu parli di una sorta di superstizione, ora non ricordo di preciso, ma sicuramente ho avuto un mondo di superstizioni personali e intime. In seguito cercherò di ricordare.
Tu scrivi: “quando faccio un tic è come se in quel momento fossi distratto dalla realtà”. Trovo affinità e differenze. Da un lato, la mia attività ticcosa è piuttosto regolare, ma sullo sfondo, però sono più intensi quando cammino e fantastico con la testa (meglio se in casa da solo, dove sono totalmente libero). E questo è un netto allontanamento dalla realtà, i miei filmini interni sono sempre a contenuto positivo, in cui mi succedono cose meravigliose. Però è un’intera sessione di allontanamento, come di astrazione; il singolo tic, in sé non mi comporta alcun allontanamento.

“Se sto fermo riesco a rilassarmi molto facilmente” – scrivi. No, a me la sola idea di DOVER star fermo, o di stare in una posizione costretta mi fa impazzire. L’idea dello yoga è per me insopportabile, solo a pensarci sento tutto il mio corpo che chiama contrazioni.

Musica: anche a me ha sempre creato problemi la ripetività prolungata, le dita si annoiano e devo contrarle: suonare il primo preludio del Clavicembalo Ben Temperato è sempre stato un piccolo incubo. In generale, lo studio del pianoforte, mi è costato molta fatica: sono necessarie disciplina, costanza, e autocostrizione a sessioni di studio molto ripetitive. Mi sono diplomato, ma poi l’ho lasciato perdere, anche per la mia scarsa agilità, che mi rende non concorrenziale in un mondo affollato di pianisti. Dall’altro lato, ho sempre avuto l’istinto a inventare, a improvvisare: altri grossi problemi in questo campo. Il coordinamento, la tenuta ritmica, il ritmo armonico. Le idee musicali sono più o meno chiare in testa, ma i movimenti non riescono a stargli dietro. Ho inventato esercizi per superare questi problemi, ma non ho mai raggiunto risultati soddisfacenti. Peccato, sarebbe stato bello sviluppare una professione artistica basata sull’improvvisazione (modello Keith Jarrett), ma questo problema, assieme al deficit tecnico non l’ha resa possibile. Un altro ostacolo a questa ipotetica carriera sono gli sbalzi eccessivi per qualità creativa. Impossibile programmare un concerto di improvvisazione: in quel momento potrei essere un’ameba o un vulcano.

Dunque resta la musica scritta, che non devo suonare, che non è in tempo reale. E allora un altro problema: le idee corrono e proliferano, sono complesse ed è difficile fermarle tramite la lenta scrittura. Però non riesco ancora a rinunciare a questa strada, mi sono troppo affezionato a una certa idea di me. Spero di non fottermi la vita. E’ una situazione piuttosto frustrante, che mi genera infelicità e inquietudine. Sento un’energia enorme dentro di me, che non riesco ad addomesticare e canalizzare. Non riesco a ignorare queste pulsioni creative e non riesco ad abbandonare i sogni che abitano in me, ormai da un mucchio di tempo. Seeking, magari a te va meglio. Hai mai provato a sostituire il tic che ti viene in mezzo a un esercizio ripetitivo con un guizzo creativo che si inserisce nel contesto?

Mi sembra che i tuoi tic siano sempre esplicitamente ad un attività di pensiero. Tu non hai dei tic motori “puri”, come quelli che paragono al respiro? Quando scrivo che ticco di più quando cammino e fantastico, anche in questo caso, non sono direttamente legati al pensiero, che va per i fatti suoi. Direi piuttosto che sono legati allo stato emotivo: sessioni liberatorie di energia accumulata. Altro tipo e altri casi sono i tic legati al pensiero. Provo a classificare con un lessico personale i miei tic.

TIC-RESPIRO: piccole contrazioni in tutte le articolazioni del corpo. All’occorrenza posso concentrarli in parti meno visibili (i sempreverdi addominali, muscoli delle gambe e delle braccia), ma non del tutto. Nel mio gergo intimo, questi sono i veri tic, i primi che si sono sviluppati dai sette anni in poi, e che da ho subito discriminato come qualcosa di anomalo.

TIC DISPETTOSI: identici ai precedenti, ma legati a pensieri, simili a quelli che descrivi: cassare un movimento ripetitivo. Il dito quando suono, la gamba quando corro… Oppure reagire a una posizione costretta: contrarre gambe o braccia se una ragazza è seduta su di me, divaricare l’ano se sono seduto in un posto stretto con persone a fianco…

TIC SCACCIAPENSIERI: questi sono gesti più complessi, e infatti mi dà fastidio chiamarli “tic”, perché non si adattano bene al suono della parola, troppo breve e scattante per un gesto prolungato. Scaturiscono da un pensiero intrusivo, che mi disturba, e scatta un gesto come un calcio o un pugno (anche attutiti o rallentati) o alzare un braccio, qualche volta anche più complessi. Assolutamente legati a quelli vocali, che hanno la medesima origine, e spesso avvengono insieme. Li faccio se sono da solo, a casa e fuori casa. Se sono in relazione con una persona mai, se condivido lo spazio con persone, ma senza essere in relazione in quel momento, li soffoco e li attenuo quasi del tutto. La frequenza varia a seconda del periodo. Più ho stimolazioni esterne e vita relazionale, più i pensieri intrusivi aumentano. I pensieri prevalenti sono brevi scene in cui dico esattamente quello che penso, ma sono cose che ritengo inopportuno dire (l’inopportunità a volte è solo soggettiva, cioè non solo cose oggettivamente sconvenienti o imbarazzanti, ma che vanno a toccare qualche tabù personale). Oppure pensieri di natura ansiosa (“devo ricordarmi di fare quella tal cosa, mi pesa farla o mi stavo per dimenticare”). Ho la sensazione che questa famiglia di tic sia diventata più frequene da quando frequento questa comunità. Ma forse è solo perché me li osservo di più.

TIC INVOLONTARI (???): ho molti dubbi su questa famiglia. Sarebbero quelle contrazioni o scosse involontarie che mi capitano a volte quando mi corico e mi rilasso, o prima di addormentarmi. Se non sbaglio, GF, sarebbe l’unica categoria che hai tu. Ho questo fenomeno solo da qualche anno, mi sembrano così diversi dagli altri che fatico ancor di più a chiamarli “tic”. Anche perché associo il termine a quelli per me “originari”

--------ECOLALIA E GERGO INTERIORE--------

Credo che, nel mio caso, sia corretto il termine “palilalia”. Mi capita, nelle stesse situazioni dei tic scacciapnsieri, dunque da solo o in casa o fuori, di aver bisogno di ripetere frasi sentite (molto) tempo prima, imitando timbro e intonazione. Perché c’è qualcosa che mi ha colpito, che mi diverte nel suono. In questo periodo sono molto preso da Prodi, ad esempio. A volte me le ripeto solo in testa, però alla fine devo sfogarmi a voce.

Gergo interiore: non so quanto c’entri, ma mi sembra un fenomeno un po’ da autistico. Ricordo che, sin da piccolissimo, prima dei tic, avevo delle parole personali che creavo secondo una personale reazione sinestesica e me le ripetevo in testa quando vedevo l’oggetto a cui avevo dato quel determinato nome. In certi casi ho condiviso le mie parole, altre sono sempre rimaste dentro di me, e avrei ancora adesso difficoltà a condividerle. Per quanto innocue, sono strettamente legate a un vissuto di segreto. Ero un bambino molto timido, timoroso e silenzioso, salvo relazioni selezionate. Per contro, avevo un certo rumore dentro la testa, di suoni, pensieri, immagini e, appunto, di parole personali. Crescendo ho dovuto imparare e digerire parole dal suono antipatico, estranee. Come peraltro ero molto schizzinoso e c’era una bella lista di cibi che non volevo mangiare.

(segue...)
[Modificato da owlly 06/04/2018 09:51]