00 04/09/2015 15:34
..che dannata ironia la vita..
Nell'ultimo mese è successo di tutto, e la mia vita è cambiata di colpo.

Sono seduto e cerco di trovare una naturalezza, un flusso che non riesco proprio a trovare.
Ho bisogno di scrivere quello che sto vivendo, ma non so davvero come iniziare.
Vorrei esprimere tutto ciò che ho dentro, ma è troppo e blocca il canale, e mi sento meccanico e forzato. Cerco seeking, la parte più espressiva di me, che in questo forum si è sempre sentita libera di “tirare fuori”. Quel seeking che è per ora l'unica manifestazione espressiva che ho, che abbia mai avuto e che è stata profondamente terapeutica. Grazie a lui ho scoperto la scrittura, grazie a lui e a voi mi sono potuto lasciare andare, senza timore della forma, del contenuto, di nulla.
Cerco quel seek perchè ora ne ho disperatamente bisogno. Sono fuori sintonia, come una tv fuori frequenza. E questa sintonia che cerco è vitale ora, per esprimere tutto ciò che ho dentro...

C'è stato un taglio netto, un esplosione sorda, e con un gran tonfo mi son trovato in una stanza biua, da solo e inerme. Il 20 Luglio questa bomba mi esplodeva tra le mani in un normalissimo giorno libero durante la stagione di lavoro in Norvegia.
Eravamo sul letto, si scherzava e tutto era normale..quando Irene ad un certo punto cambia espressione e guardandomi con uno sguardo che mai scorderò mi dice: “Devo dirti una cosa..sento che qualcosa è cambiato..”

Raccontavo così, un paio di settimane fa, le emozioni di quei primi momenti in Norvegia e del rientro in Italia..

“...Tutto è iniziato così..come dopo lo scoppio ravvicinato di una bomba...l'udito manda solo un lungo silenzioso sibilo e null'altro, la vista è accecata e i sensi tutti ingolfati di informazioni e allo stesso tempo non più integrati dalla coscienza. Accade tutto in un istante, un fulmine che colpisce e svanisce in un lampo. La mente attonita elabora e cerca un centro, ma tutto è nuovo, ogni sensazione ogni pensiero sono inesplorati. Il dolore arriva per primo alla mente, rapido, come una freccia si conficca e non si toglie più.
Ineluttabile..inarrestabile qualcosa di definitivo sta accadendo. Come una slavina che fino a poco prima di staccarsi pareva terra stabile e sicura, ora l'ultima bava di ragno che la tratteneva si stacca...e inizia la sua folle corsa a fondo valle. Scende travolgendo tutto, senza distinzione e lasciandosi dietro confusione e sbigottimento.
Difficile razionalizzare, la mente vacilla, il panico sale e si impossessa di tutto..
Quei primi giorni, ancora in Norvegia si viveva all'istante.
In un primo momento sembrava solo una brutta crisi, e io cercavo di scordare quel presagio di qualcosa che accadrà, inamovibile.
Si cerca distanza, per calmare la mente e pensare al rientro anticipato. Ma ogni giorno deteriora ancor più quella struttura già compromessa, e allora si da l'annuncio soli giorno di anticipo per recidere il contratto.
Qualcosa stava accadendo e non potevo farci niente, mi trovavo sopra quella terra sicura, che di colpo era diventata valanga. Ogni istante era una morsa di ansia e dolore. L'istinto di sopravvivenza e il tentativo di salvare il salvabile lavoravano frenetici spingendo mente e spirito al punto di rottura. L'alito dell'inevitabile sul collo.. dolorose proiezioni piegavano la mente e la sua razionalità, forzandola ad accettare il peggio. Tentativi di simulare l'abbandono, di tracciare fin da subito un me stesso senza lei per non farmi trovare impreparato.
Seguivo la barca, ma con le gambe in acqua, per evitare di affondarci assieme.
Tutto però accadeva troppo rapidamente, dal nulla e senza spazio di manovra.
In quei giorni mi sentivo come un pesce caduto per errore fuori dall'acquario, annaspavo alla ricerca di ossigeno e stringevo i denti per tirare avanti un secondo in più.
Alti e bassi continui e passaggi da intimità a indifferenza in un istante, come vivere in un continuo ottovolante. Stringevo i denti per tenermi assieme ma perdevo pezzi ad ogni istante.
La speranza è l'ultima a morire si dice sempre, e infatti è ciò che mi ha tenuto vivo in quei giorni, la speranza di poter risolvere, di avere ancora un ruolo in questa situazione. Una volta tornati a casa però ho realizzato che non avevo avuto nessuno ruolo dall'inizio, nessuna influenza.
Un rientro in Italia fulmineo, rapido pareva proprio stessimo rimpatriando un corpo in fin di vita..
In pochi giorni dal rientro la sua decisione definitiva, il tonfo finale e l'inizio del conteggio delle ossa rotte. Beh, in quasi tutti i sensi..perchè quando la testa non c'è più, il corpo si muove goffo, diventa un burattino in mano alla gravità e ai riflessi nervosi casuali. E infatti è così che saltando un fossetto la caviglia fa crack, e che ci si procura un taglio profondo sull'altra gamba e due punti di sutura.
In quei giorni i muscoli erano ormai vuoti e mi sentivo continuamente scuotere. Annaspavo avvelenato da angoscia e dolore ma per fortuna trovavo un oasi nella quale fermarmi e cercar di far passare quella brutta bufera. Un Ashram, centro di yoga, meditazione e tante altre attività parte dell'associazione della quale fa parte il mio gruppo di Capoeira. L'anno scorso c'avevamo lavorato assieme, come lavoro alla pari, in occasione della vacanza di una settimana che viene proposta ogni anno ad Agosto.
Il giorno dopo partivo presto e andavo a rifugiarmi in questo Ashram per starci fino a qualche giorno fa..”

La vita è terribilmente ironica... solo qualche mese fa raccontavo le avventure che con Irene stavo vivendo e la meravigliosa storia che ci legava e ora ne scrivo stando seduto sulle ceneri ancora calde di quel rapporto.

Mi ha lasciato. Forse dovrei “ci siamo lasciati” perché pure io vedo tante cose, motivazioni ecc, e il fatto che il rapporto in qualche si stava deteriorando..ma io avrei fatto di tutto per salvare il salvabile, per riparare e riprovare. Per lei no, era troppo tardi..

La crisi è nata da un lavoro super stressante, quasi militare, come se fare i camerieri fosse salvare il mondo.. orari sempre diversi un giorno dall'altro, orari diversi tra noi due...ci ha diviso in molti modi. E a fare da grilletto a tutta una serie di disagi, di situazioni pregresse e non risolte tra noi due,

La simbiosi troppo forte e un po' fine a se stessa dell'ultimo anno, il pensare più all'avventura, l'esperienza e il viaggio che la coppia in se, e la perdita del potente entusiasmo dei primi 3 anni, hanno minato la stabilità interna. Come una struttura che appare integra esternamente ma all'interno sta venendo corrosa, anche noi non ci siamo accorti di quanto stava accadendo e non abbiamo saputo intervenire prima. Lei in particolare, già lo sapevo dal primo giorno, tende a “tarparsi” le ali della sua individualità, fondersi nella coppia e perdere il suo centro senza rendersene conto...accumula in questa direzione, e poi basta poco, per stappare il sistema, esplodere e riprendersi tutto in un istante. A quel punto non è più controllabile, lei stessa ne è vittima e viene spinta da questo enorme tsunami.
Ma di piccole grandi cose, dettagli che spiegano varie cose ce ne sono tanti.
Di certo da parte mia ho fatto diversi errori. Ho dato per scontata la solidità del rapporto, e ho dato per scontata pure lei.
In parte ho perso quello smalto e forza dei primi tempi in cui andavo oltre tante piccole paranoie e dubbi, difettucci e altro per dare il meglio del meglio di me.
In questo le mie “stranezze” non mi hanno mai aiutato. Col tempo non sono più riuscito ad arginare tante piccole paranoie, quel mio essere un po' ricorsivo, e di certo tutto questo ha un po' ha fatto il suo.

C'è una cosa inoltre che mi ha sempre condizionato nei rapporti umani, non solo quelli di coppia (anche se li risulta più evidente..). Ho una fobia che da poco sto affrontando con forza, ma che ho da sempre, da quando avrò avuto circa 7 anni. In realtà secondo me coincide circa con la comparsa dei tic e molto probabilmente è collegata. Questa fobia è per me sempre stata un tabù, un po' come parlare dei tic ma più forte e che ha tuttora un suo pesante carico di energia. La prima persona con la quale ne avevo parlato era stato Gianfranco Morciano, che già allora mi suggeriva di affrontarlo in vari modi, cosa che non sono mai più riuscito a fare andando al contrario in evitamento dopo quell'enorme sforzo dell'aprire il discorso. L'Oggetto di questa mia fobia e tabù sono i “nei”, e qualsiasi altra caratteristica della pelle tipo macchie, voglie ecc. Ecco solo a scriverne mi sento come nudo, un verme. E' assurdo lo so, fa sorridere dall'esterno e sembra davvero banale. La verità è che non ho idea del perchè sia così, anche se intuisco che c'è dietro molto di più. Sento che è come collegato con una mia lieve “repulsione” per questo nostro essere fatti di un corpo biologico, di umori e odori, questo nostro essere “animali”. Sono ben cosciente che forse è ormai giunto il momento di affrontare questa cosa con un aiuto professionale. Non ne scrivo qui per trovare una soluzione, ma per continuare a sgonfiare e ridicolizzare sta cosa parlandone e magari ridendoci sopra. Più passa il tempo più penso che mi piacerebbe fare un breve percorso con una figura professionale, ovviamente anche attenta a tutto il lato tourette, per unire tutto quello che già so e vedo di me in un senso più ampio e provare a dare il colpo di grazia a vecchi crucci.

Questa rottura, questo passare attraverso la cruna dell'ago, oltre al dolore e le ferite, mi sta facendo lasciar giù un sacco di zavorra. Questo mio tornare alla ribalta nell'affrontare di petto questa fobia e molti altri lat, è alla fine grazie allo shock iniziale vissuto, nel momento in cui ancora credevo di poter salvare la situazione.

A volte mi sento in balia di me stesso e della mia mente che proietta molte cose. Dall'altro canto sento tanta forza, tanta vitalità ed energia e voglia di canalizzarla per goderne, goderne come in una specie di orgasmo esistenziale forse. Ho spesso paura però di perdere questa forza e soccombere a mille piccole, magari lievi, stranezze mie interiori che però so che mi rallentano, mettono in difficoltà.

E ora sono qui... e tutto è cambiato e sta cambiando. Ho scritto questo post e più riprese, e in fasi diverse in quest'ultimo mese. Varie volte ho pensato che non avesse poi senso postarlo davvero..un pò per imbarazzo di quello che racconto, un po' per non voler “rovinare” quella positività e messaggio di speranza del primo scritto. Alla fine però, come sempre, ho deciso di lasciare questa impronta. Non è vero poi che è solo negativa..c'è dolore si, ma vedo anche un lieto fine..
E in fondo è ciò che unisce davvero secondo me, sentire che alla fine siamo tutti molto simili, che tutti soffrono e provano dolore e paura, ma non solo, sentire anche che nell'altra faccia di dolore e sofferenza c'è forza e vitalità, c'è luce e gioia e che davvero vale sempre la pena esserci e imparare a godersi il paesaggio, anche se a volte ci fa passare attraverso delle valli oscure. Forse la vera “fede” che ci viene chiesta è di credere nell'oscillare della vita, nell'impermanenza di tutte le cose e nel fatto che quando siamo in quella valle oscura, svalicando ci lasceremo alle spalle quel buio e andremo verso la luce del giorno.

Guardo il mio nick sul forum e quello rimane lo stesso, ma io, come tutti poi, sono e sto profondamente cambiando. Resto profondamente grato a questi anni di viaggio, alla meravigliosa storia che ho vissuto e che mi ha fatto crescere molto.
Questi meravigliosi 5 anni mi hanno dato un sacco di strumenti, hanno fatto fiorire tante mie abilità, qualità e forza. Ora però la sfida è portare il tutto ad un nuovo livello, quello dell'autonomia e indipendenza interiore. Rifiorire da solo, portando la luce che ho conosciuto nelle mie zone d'ombra unire i mie frammenti e riflessi per ricostruire l'Uno.

..solo due parole per Gianfranco. Ti stimo molto e so bene quanto fai per gli altri e posso solo immaginare i tuoi mondi interiori, i tuoi dolori, il tuo vissuto con le immense gioie e le cadute libere e rispetto tutto questo. E' in gran parte grazie a te se posso godere di questo spazio e liberare ciò che sento, e soprattutto dell'unione di persone che sentono come me. Mi aveva irritato il tuo commento e penso tuttora che potevi risparmiarti la frecciatina, ma io ho sbagliato a prendermela. Sono cacchiate, suvvia, e si rischia così di perdere il punto importante. C'è del lavoro da fare, parlando per me e su di me, e allora giù di badile e rovistiamo nel fango!!