rifletto
Caro Gianfranco,
ciò che hai scritto mi colpisce tantissimo!
trovo azzeccatissime parole come movimento esistenziale – inquietudine- re/stare, tolleranza/intolleranza. Perchè danno l’idea di cosa succede a livello fenomenologico. La Fenomenologia e Psicopatologia Fenomenologica è una scienza anche quella, si parla infatti di scienze dure e scienze molli. Io preferisco dire chiuse o aperte. La fenomenologia è una scienza aperta.
Meno azzeccata mi sembra la frase, come tu scrivi, elaborata dalla psichiatria “cacciatori di sensazioni o emozioni”.
Sento estraneo tutto quel discorso sul cambiamento e poi, mi viene da pensare, che c’è altrettanta letteratura che dimostra che l’uomo non vuole cambiare oppure cambia troppo per non cambiare.
Insomma, consentimi di essere un po’ tourettica anche solo per osmosi, non ho ancora letto il libro della dott.ssa Fastame, ma ricordo bene, che durante la sua breve presentazione in assemblea, parlò di famiglia tourettica. Quindi non dimentichiamoci che la tourette è “infettiva” in un certo senso.
Mi spiego: vivere in dinamiche tourettiche in una VISIONE SISTEMICA, fa sì che tutti i membri della famiglia agiscano e reagiscano a quelle dinamiche.
Ed ecco che per empatia posso anch’io vivere il movimento esistenziale di cui parli e della difficoltà a re-stare…e come si esprima nella persona in un’ aspirale di energia che porta fuori dal corpo. Ciò lo si avverte, quando si è consapevoli, anzi quando si ha la massima consapevolezza. La difficoltà a re-stare insieme con il proprio corpo e con le proprie emozioni, e nel contempo si avverte un impulso a volte molto piacevole a volte doloroso dello scappar via.
Cosa mi aiuta ad uscire da questa dinamica nella quale sono ingabbiato? Forse il pensiero che da “automatico” può diventare “alternativo”? Forse un emozione? Forse un’esperienza? L’obbiettivo è quello di fermare questa dinamica così da poter riallineare mente e corpo ed emozioni.
Direi che la parola “futurista” si addice. Nel senso che un po’ si vive nel futuro e un po’ nel passato. Tutto ciò comporta un provare dolore.
Bella la poesia di Rilke! trasmette esattamente il sentimento che si prova!
Sacks a pag.134 del famoso libro: “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” dice:
“…la sindrome di tourette, da un punto di vista patologico, non meno che clinico, costituisce una specie di anello mancante tra il corpo e la mente,…”
Il professor Salvatore Natoli, docente di filosofia, a proposito dell’esperienza del dolore dice:
“Il dolore produce una forte interrogazione su di sé. Che senso ha la vita se io soffro? Se la vita è lo spazio in cui l’uomo deve realizzare le proprie possibilità, ecco, nel dolore che cosa si sperimenta?...l’interruzione delle proprie possibilità….una caratteristica del dolore è produrre la separazione dagli altri…il dolore per quanto abbrutisca, pone…interrogazioni radicali e profonde.”
Potremmo dire che quell’anello mancante tra il corpo e la mente che inevitabilmente ci dà dolore, quando non ci abbrutisce, ci permette di porci interrogazioni importanti sul senso della vita, radicali e profonde.
Grazie Gianfranco di avermi dato la possibilità con le tue parole, molto profonde, di esprimere questa riflessione!
Un saluto affettuoso
Roberta