questa frequente attrazione per il limite
Questo continuo indagare e farsi domande su di sè, e scriverne, forse può essere una vena un po' artistica, certo é un comportanemto, uno stile cognitivo molto tourettico. Contiene però un rischio...quello di un errore di generalizzazione, cioé prendere una cosa di sè, dargli una spiegazione e credere che questa valga per tutti e per tutto.
Questo forum propone il confronto ed AST in generale vuole portare a questo...proprio per evitare errori di generalizzazione, perché il confronto con gli altri TS e con i normali produca corrette generalizzazioni (da cui la frase di Lurija che é presa come motto della nostra associazione).
La TS é una malattia? Non direi, certo può essere un problema...un difetto come dici tu. Io preferisco chiamarla un'anomalia, nel senso che prende aspetti che son di tutti e li accentua, li esaspera, tanto quanto altri li minimizza.
Bisognerebbe trovare dei parametri per cosiderarla una patologia, parametri e criteri di misurazione. Ad esempio: quanto inibisce le relazioni sociali? Quanto impedisce di fare le cose che pur si vorrebbero fare? Quanto tempo prezioso ci fa perdere?Quanto dolore porta, o sofferenze, nelle relazioni sociali? Ed in quelle affettive? E all'opposto, quanti vantaggi ci dà?
Noi tourettici con tanto bisogno di misura, dovremmo a mio parere usare usare questa caratteristica per darci spiegazioni e valutazioni più oggettive...quanto ci toglie? Quanto ci aggiunge? Alla fine é come una partita doppia, da una parte le entrate, dall'altra le uscite ed alla fine il saldo.
Ho guadagnato? Allora tengo.
Ho perso? Allora cambio, o mi impegno per questo.
Prendiamo una classica caratteristica tourettica come quella della ricerca del limite, c'é chi la volge ossessivamente per portarsi al limite del pericolo, chi é attratto dal limite del terrazzo e si sporge, chi dalla punta di un coltello e lo avvicina al viso. Ho conosciuto un bambino tourettico toscano che camminava solo al limite della strada, sempre al limite del pericolo di essere investito, aveva paura ma era lì che voleva stare. Era quel limite che voleva controllare.
Nella sostanza non credo che questa caratteristica diverga molto da quella del disturbo alimentare, dell'anoressia ad esempio: quanta soddisfazione provano questi soggetti nel cercare di controllare il limite? Del corpo, del peso, della fame...della vita. Se i tourettici riflettessero sulle loro attrazioni per i limiti (ed anche per le pieghe e per gli estremi) possono capire il senso del disturbo alimentare e dell'anoressia, quel senso che i "normali" non capiscono.
Come può una persona rifiutare il pasto? Si chiedono tante riviste, e tanti cittadini comuni. Un tourettico lo sa, se ci pensa bene lo sa perché lo sente.
Vi capita, quando si coglie un ragionamento compiuto e convincente, di avere immagini geometriche nella mente, visioni e sensazioni che rappresentano questa intuizione? Ecco, questo è quello che succede spesso a me, ed anche in questo momento.
E' artistico? Può essere, ma non accade con lo scopo di esserlo.
Se questa ricerca del limite si traduce in limite dell'attesa...alla lunga può essere un problema, sempre al saldo della partita doppia. Perché si può cominciare con un "devo", che é un "voglio", che poi può diventare un "dovrei", che si trasforma in un "potrei"...che poi diventa un "non far nulla"...nell'attesa di un limite che a volte non arriva, se non arriva dall'esterno. Intanto passano i mesi ed a volte gli anni...magari su di un divano, viaggiando con la mente e niente facendo col corpo...fino al limite dell'esistenza. Più frequente é fare tante cose ed eccedere in presunzione per volersi spostare sempre lì, al limite.
Ed é qui che qualcuno può domandarsi: ma questa cos'é, vita vera o vita falsa? La vita é ciò che io penso e vedo o ciò che materialmente é?
Quanti dei gesti o parole che "ci escono" sono frattali di quelle cose che vorremmo davvero dire e fare e non solo pensare?
Se la ricerca del limite ci inchioda ad un divano...impedisce, spreca tempo ed occasioni, certo risulta poco vantaggioso per noi e per la specie. Per capirlo bisogna misurare, non solo a mente, ma scritto su di un foglio di calcolo!.
Ma la specie ha bisogno di persone che il limite non solo non lo temono, ma addirittura lo cercano...quasi ossessivamente. IO penso che tra scienziati, artisti, musicisti e persone di successo, ci siano un sacco di persone attratte in modo anomalo dal limite e dal rischio. Alla fine dai, lo sappiamo quanto é forte la sensazione che noi si abbia il compito di lasciare una traccia speciale (ammettiamolo)...questa spinta é insieme la nostra risorsa e la nostra patologia (specie se non si realizza).
Anni fa ho letto che solo coloro che sanno portarsi al limite riescono a vedere le possibilità che si offrono nell'oltrepassarlo.
Anche da questo la nostra inquietudine, che a volte si traduce in iperattività altre in un'angosciante attesa.
Difetto o risorsa? Dialetticamente direi ambedue.
Gianfranco Morciano