8 marzo e l'importanza dei suoni

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scadidabe
00domenica 9 marzo 2008 11:20
Anche se un po’ in ritardo, grazie Bruna per il fiorellino dell’8 marzo!

A voi Giglio e Gianfranco volevo dire che mi avete fatto sentire come una molecola enzimatica, essendomi trovata a generare una cascata di affascinanti discussioni!
Spero di riuscire a trovare il libro di cui parlava Giglio, mi piacerebbe leggerlo.

Il fatto è che però mi avete attivato di nuovo, e a sulla scia del linguaggio,delle parole, mi sono venute in mente alcune riflessioni su un altro aspetto problematico o quantomeno “speciale” nella vita di una persona autistica: il rapporto con i “suoni/ rumori”. Si tratta di una cosa di valore non solo teorico e speculativo, ma fortemente agganciato con la vita quotidiana, essendo talvolta collegato alla generazione di notevoli comportamenti-problema.

Consideriamo prima i suoni che vengono dall’esterno, dall’ambiente.
Ricordo ancora con molto dispiacere e disagio le spaventose crisi che Daniele aveva i primi anni di scuola materna quando venivano proposti girotondi/trenini con le canzoncine dello Zecchino d’Oro.
Forse l’esempio è un po’ banale, o estremo, nel senso che anch’io di fronte allo stridore del Coro dell’Antoniano provo un’ intensa nostalgia per Erode… ma per me è solo una questione di gusti.
Per Daniele invece è proprio una questione di sofferenza , di dolore fisico direi. Basta vedere come il bambino si copre le orecchie con le mani, incurvando il capo per proteggersi anche con le spalle. Insomma, certi suoni lo feriscono, scatenando vere e proprie crisi di rabbia e inquietudine.
E’superfluo che vi dica che spiegare queste cose a scuola non è stato facilissimo…

Poi ci sono i “suoni/rumori” che appartengono alla persona stessa.
Credo che in certe disabilità “invisibili” come le disabilità mentali, sia proprio l’anomalia dei “suoni” uno dei principali segni caratterizzanti, per il mondo esterno. Le grida, il suono spesso gutturale della voce, certe pronunce metalliche, o i picchi troppo alti/bassi, il modo di ridere troppo rumoroso…tutte impronte di “diversità” che provocano generalmente molto imbarazzo nel “sentire comune”. Anch’io credo di aver provato questo in passato, quando ero giovane o quando non avevo Daniele.
Vivere con, e amare profondamente, un figlio “autistico non verbale” mi ha fatto imparare a percepire diversamente questi “suoni anomali”.O per dirla con pragmatismo da cucina, ho imparato a “fare con quello che c’è”.Daniele non parlava, ma gridava un sacco. Allora , contemporaneamente al lavoro fatto per aiutarlo a parlare, ho cercato di “studiare” le sue grida, i suoi suoni.
Provo a raccontarli.
Ci sono le grida di serie “A”, quelle delle crisi, quelle che a un genitore solcano letteralmente il cuore. Queste grida sono potenti, senza incertezze. Si alimentano a ondate ed esprimono un dolore chiuso, che non accetta consolazione. Quando ci sono queste grida il bambino è in una situazione di pericolo, e può essere pericoloso anche per gli altri. Ad esempio non può deglutire, e quindi bisogna essere certi che non abbia cibo in bocca, etc.Manifesta la necessità di sfogare una notevole forza fisica, quindi è molto difficile da trattenere e controllare.
Poi ci sono le grida di categoria via via inferiore. La differenza fondamentale è che il bambino può deglutire, e accetta lentamente di essere consolato.
Infine c’è un verso particolare che Daniele fa quando la crisi è finita, ed è una specie di mugolio.
Questo verso, ed esattamente quello, viene utilizzato anche come “suono di compagnia”, che il bambino fa ,che so, quando colora i disegni, o quando guarda fuori dal finestrino in macchina.
Per me questa specie di gorgoglio è il suono più dolce e poetico del mondo, una specie di simbolo, sinonimo di quiete e di tranquillità…

Rossana
marmotta@
00domenica 9 marzo 2008 13:41

benvenuta anche da parte mia. Avevo già letto gli altri tuoi interventi con grande interesse e simpatia.
Anche nel caso di mio marito, tourettico, l’anomalia dei “suoni” è uno dei principali segni caratterizzanti, per il mondo esterno. Lui emette un urlo altissimo e al suo interno nasconde, con una velocità impressionante e con voce diversa, una parolaccia o una bestemmia. Cosa esprime tutto ciò non lo so, certo immagino che dietro ci sia sofferenza e disagio, ma non mi è dato di saperlo. Tuo figlio non può spiegarti il perchè, mio marito potrebbe ma non lo fa, non lo sa fare, non lo vuole fare, non so... E allora anch'io osservo e cerco di capire.
Riguardo a quella specie di mugolio, a quel suono di compagnia, lo hai descritto così bene che riesco ad immaginarlo perfettamente e credo proprio di capirti quando dici che è il suono più dolce e poetico del mondo.
con affetto
marcella
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