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L'ambizione tourettica

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2018 16:09
20/03/2010 15:25
 
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Tourette-dopamina-potere-ambizione


trovo come sempre i soliti articoli spot-acchiappa-casalinga-di-Voghera


questo di Repubblica parla di dopamina, corpi striati, recettori & co.

www.repubblica.it/scienze/2010/03/19/news/molecola_potere-...

Insomma sostiene che chi ha maggior quantità di recettori per la dopamina (o credo io anche chi la metabolizza di più e più ne ha in circolo) è un soggetto dotato di forte e determinata ambizione.

Ora... nostri simili che han fatto gran carriera ce n'è di sicuro ma non mi sembra che l'ambizione sia uno dei nostri tratti più caratteristici. Ricordiamoci anche che siamo cavalli che corrono da soli, che la competizione sociale spesso non ci attrae.

Sono forse le altre nostre specificità neurologiche che spengono questo istinto?

Forse io non ho capito bene se la tipologia di persona descritta corisponde biolgicamente a un possibile tourettico, ma se così è quanti di voi si riconoscono in qualche modo nel tipo di persona che viene descritto nell'articolo?

Owlly


[Modificato da owlly 05/04/2018 16:09]
20/03/2010 21:52
 
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Cara Owlly,

"AMBIZIOSI, arrivisti, scalatori, disposti a sacrifici fisici e morali pur di ottenere una posizione di potere."

Purtroppo sì, posso dire che mi rispecchia abbastanza. E inoltre, nell'ambiente che frequento, posso dire che il 70% delle persone che lo compongono mi paiono dopaminergiche (e infatti mi stanno tutte sulle palle). Una persona dopaminergica la riconosco a fiuto, mi basta essergli vicina per capirlo. Un po' come se si creasse fra me e lei una sorta di magneticità. E' strano da spiegare, ma è così. Poi approffondirò altrove questa questione.

Per quanto mi riguarda, posso dire di essere abbastanza ambizioso. Tuttavia, come hai detto tu, noi siamo dei cavalli che corrono da soli, indipendentemente dall'obiettivo.
In ciò che sto facendo l'obiettivo è fondamentale, senza di esso non riuscirei a sopportare tutti questi sacrifici. Devo a lungo reprimere o spostare i tic; trattenere le compulsioni; evitare (ma qui fallisco sempre) le ecoprassie; e, soprattutto, devo essere ipocrita ipocrita ipocrita e sorridere, e a causa del mio disturbo oppositivo è abbastanza difficile.

Ho conseguito risultati importanti nella mia vita, e l'ho fatto sempre sotto la prospettiva della competitività; del misurarsi, confrontarsi, provando profondo odio e disprezzo per gli avversari (sia che fossero compagni di classe, colleghi o amici). Ma i sentimenti che nutrivo verso queste persone sono sempre stati legati alla loro fisionomia, ai loro tratti del viso, piuttosto che al fatto che fossimo in competizione.

La competitività è stata ed è una grande malattia della mia vita, che molto spesso mi ha privato di grandi affetti e amicizie. Tuttavia, negli anni, ho imparato (e ancora devo migliorare) a ritagliarmi delle sedi, dei luoghi in cui non essere competitivo.
Ho fatto enormi progressi. Ad esempio, in palestra, al contrario di come avveniva tanti anni fa, non me ne frega niente di non essere il migliore e dichiaro anche ironicamente i miei limiti. Ho bisogno di fare ciò: in modo tale creo un'oasi di pace, un luogo in cui non devo rendere conto a nessuno. Lo stesso faccio con gli amici, che naturalmente non appartengono al mondo del lavoro.
Ho tanti universi paralleli, e li visito tutti assumendo sempre un carattere diverso. Il dramma è quando magari qualche amico fa incursione in un altro ambito dove sono competitivo! A quel punto crolla l'equilibrio.

Quando ho messo da parte la competitività mi sono successe delle cose bellissime; ho vissuto delle esperienze e delle relazioni umane mai vissute prima. Ho fatto cose che non credevo che si potessero fare veramente. E' stato tutto straordinario. E tutto ciò mi mette in crisi.

Adesso, o meglio alcuni mesi fa, ho vissuto una profonda crisi esistenziale, una di quelle crisi che ti spingono a diventare un clochard. Per alcuni giorni ho fatto cose e vissuto esperienze che mai avrei pensato di fare. E' successo un po' per caso e un po' perchè lo volevo. Ovviamente, come è mio solito, ho fatto queste esperienze in un universo parallelo dove nessuno poteva conoscermi: una capitale europea!

Ma la competitività c'è, e rimane. A volte vorrei avere due vite, ed esposi questa mia teoria ad una persona molto speciale che, guarda caso, era serotoninergica. Vorrei avere due vite: una la passerei in un monastero buddista, o su una montagna a fare l'eremita, o semplicemente passeggiando per le strade, per le città, amando tutti, aprendomi con fiducia verso gli altri, accontentandomi di poco, e sarei felice, felice davvero.
L'altra, la seconda vita, la consumerei nella battaglia e nella lotta, tentando di primeggiare, non fidandomi di nessuno, tendendo agguati e tessendo inganni, disprezzando il prossimo e rompendo ogni legame emotivo che possa separarmi dalla meta. E, infine, avrei la soddisfazione di essere "arrivato". Per cosa poi? Per morire, ovviamente, e capire che tutto si riduce a nulla, e che ho sprecato la vita rincorrendo cose e progetti che non mi davano la felicità. E, tuttavia, se io scegliessi l'altra strada, sarei comunque infelice, poichè insoddisfatto.
Forse è solo il mio carattere, forse è la dopamina, forse entrambe le cose. Forse, ma non importa. Perchè nella scalata, nel consumarsi per raggiungere i propri obiettivi, provo un'intima soddisfazione: vi è quello spingersi oltre il limite, il superarsi, il fare imprese impossibili.

Ricordo Alfieri che si incatenava alla sedia per scrivere le sue tragedie e raggiungere il successo. Lo ammiro. Se ne avessi bisogno farei lo stesso, e spesso ho pensato di ricorrere a questo stratagemma.

Ma ricordo anche Mattia Pascal, che fingendosi suicida inizia una nuova vita come Adriano Meis, e nei primi tempi è felice. Nessuno mi obbliga a spaccarmi la schiena e a soffrire così tanto per raggiungere certi risultati, eppure non riesco a non farlo, non riesco a non essere così estremo. Dovrei uccidere il mio immenso ego, solo così potrei smettere di essere ambizioso ed essere felice.

Vorrei avere due vite. Ma devo scegliere. Un po' come fece Achille, quando Teti gli disse che se fosse andato a Troia avrebbe avuto una vita gloriosa ma breve, mentre, se fosse vissuto lontano dalle armi, avrebbe avuto un'esistenza tranquilla e beata e lunga, ma sarebbe morto senza gloria e nessuno si sarebbe ricordato di lui. Lui scelse senza dubbio la prima: la gloria.
Vorrei avere due vite. Ma ne ho una. E ho scelto quella tormentata e infelice dell'ambizione. Tuttavia, la mia scelta, non è sicura e certa come quella di Achille, che non esitò un secondo.

Io esito tuttora. Penso spesso al poema di Gilgamesh, colui che voleva trovare l'immortalità, in particolare a quella parte del testo in cui qualcuno, forse Einkidu, dice a Gilgamesh che la vita è mangiare, dormire e far gioire la sposa sul proprio ventre (vi avrei inserito il testo, che è molto molto bello, ma non me lo ricordo, nè riesco a trovarlo!)
Insomma, è un invito ai piaceri della vita, quelli più semplici e immediati, senza consumarsi nelle ambizioni o in tutto ciò che ci allontana dalla felicità.

Ho scelto, con esitazione, la vita gloriosa ma dolorosa, non so se questa scelta sia stata dettata dalla tourette o dalla mia personalità o da entrambe le cose. So solo una cosa con certezza: se non avessi i tic, le ecoprassie e i doc questa strada non sarebbe poi così dolorosa, anzi, sarei ben felice di percorrerla. E, nel spingermi oltre il limite, nella speranza di raggiungere l'obiettivo, sono sicuro che mi sentirei in pace, o almeno felice. O forse è tutta un'illusione: non si è mai felici.

O forse, pensando che "la felicità è una scelta" (Seeking), siamo noi che scegliamo sempre l'infelicità. A me, in questo preciso istante, mi pare di aver fatto la scelta sbagliata, quella che porta infelicità. Ma, allo stesso tempo, so di non poter mollare, perchè non sopporterei che qualcun altro (uno di quelli che mi stanno sulle palle) raggiunga quella meta solo perchè io ho mollato.

Maledizione. Ricordo Dante che parla dell'aiulo che ci fa tanto feroci (Paradiso XXII), quando vede il mondo dall'alto e capisce quanto siano ridicole tutte le liti e i problemi che ci affliggono. Ecco, la mia razionalità mi mostra il mondo come un'aiuola, e, in questa prospettiva, dovrei scegliere una vita semplice e felice; ma poi, la mia emotività mi fa sentire che in quell'aiuola io ci sono dentro e mi viene voglia di lottare...e di complicarmi l'esistenza, soggiogato dall'ambizione.
20/03/2010 23:51
 
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lo spiritello presuntuoso
...aggiungerei poi Sisifo quella sorta di spiritello presuntuoso che ad alcuni continuamente dice "tu sarai qualcuno, tu hai dei compiti grandi e grandi scopi nella vita...sei un destinato e non puoi essere banale, quindi impegnati" oppure "tu hai scoperto o stai per scoprire delle verità fondamentali". Nella follia può addirittura diventare una voce, nella TS probabilmente si limita alla sensazione.

In risonanza magnetica funzionale si é evidenziato che questo tipo di pensiero accende il sistema limbico, cioé quel cervello paleomammaliano dei mammiferi primitivi (100 milioni di anni fa) che portiamo dentro di noi. Quei primi mammiferi avevano un bel problema da risolvere...uscire dall'anonimato del gruppo e primeggiare...per aumentare le probabilità di accoppiamento.

Può essere che l'antipatia verso gli altri, ed ancor più verso quelli "dopaminergici", possa derivare da questo o anche da questo?
Magari quella che sembra una spinta verso l'alto é il suo contrario, pensiamo di esser spinti a grandi cose e in realtà vogliamo soltanto scopare...ne di più...degli altri.

MI domando spesso se davvero l'evoluzione della specie proceda verso la cooperazione o se la cooperazione non sia che una sorta di degenerazione, un prodomo della sua futura estinzione. Un bel dilemma politico no?
Allo stato il rischio di estinzione sembra dipendere dalla competizione. Chissà, Magari un giorno competiremo in cooperazione.

GFM



[Modificato da Gianfranco Morciano 21/03/2010 00:05]
21/03/2010 08:04
 
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osservazioni davvero, davvero interessanti, GF!
21/03/2010 15:04
 
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Verissimo. E il tuo ragionamento mi affascina, e credo che per tantissimi aspetti ci azzecca. Credo di aver sentito parecchie volte dentro di me questo spiritello presuntuoso, e probabilmente il suo scopo potrebbe essere appunto quello di farmi uscire dall'anonimato per aumentare le mie possibilità di accoppiamento.

In ogni caso il tuo post mi ha affascinato tantissimo. Caspita! Avevo sempre sentito certe cose, sentite dentro di me intendo, però non ero mai riuscito a razionalizzarle.

Mi chiedevo una cosa però. Se questo tipo di pensiero avviene nel sistema limbico, è possibile che quest'area del cervello sia più attiva delle altre? In altri termini ecco dove voglio andare a parare: so che il sistema limbico è anche l'area dell'immaginazione, che in me è molto molto fervida. Può esserci un nesso fra le due cose? Cioè, è vero che i tourettici hanno una fervidissima immaginazione? Essa dipenda da un'eccessiva attività di quest'area?
21/03/2010 15:25
 
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SE per immaginazione intendi la tendenza a pensare in immagini ed in sensazioni....quello é il pensiero visivo, che viene chiamato visivo solo perchè la visione é preponderante, andrebbe invece chiamato "analogico". IL pensiero visivo sta soprattutto nell'area visiva, nel limbico ci sono le emozioni e le sensazioni. IL pensiero visivo, non essendo verbale, é più emotivo (quindi anche più esposto alle ossessioni): se penso ad una paura vedo la paura, sento la paura...ho paura, come se vivessi un film mentale.

Però stiamo uscendo dal thread..................non far scappare lo spiritello [SM=g7550]

GFM



21/03/2010 15:37
 
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Per immaginazione intendevo quella tendenza "ad immaginare le cose che sono come non sono e a immaginare le cose che non ci sono come sono o come potrebbbero essere", come diceva Leopardi. In altre parole intendevo dire che spesso immagino storie, eventi, cose staordinarie. Per esempio, a volte "vedo" la realtà come in un film, per esempio come nel mondo di "Parnassus". Ecco...ho trovato il termine giusto: fantasticare, diciamo che sono portato a fantasticare...anche ad occhi aperti.

Comunque, per tornare al thread...mi chiedevo se lo stesso ragionamento può essere fatto anche per le donne. Al giorno d'oggi sono molto molto competitive, più degli uomini a volte. Che anche loro lo facciano per uscire dall'anonimato e aumentare le possibilità di accoppiamento? Naturalmente, intuendo i profondi risvolti storici e sociali di questa domanda, voglio precisare che intendo dire se tale loro atteggiamento possa essere spiegato "anche e non solo" da una prospettiva limbica. Soprattutto per quelle dopaminergiche.
21/03/2010 16:31
 
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donnoni


...esistono delle ricerche, anche datate, delle quali il nostro Bortolato ha già dato conto in questo forum (forse sono sul sito), nelle quali si dimostrerebbe che nelle bambine "tourettiche" é presente un tasso di androgeni maschili più alto che nel campione di confronto.
Ma come dice Owlly....i sintomi tourettici così come possono essere molto diversi, possono avere anche una diversa eziologia. Conosco bambini e bambine ticcose con una motricità e attivazione psico-motoria da bradipi, altri che sembrano la realizzazione del moto perpetuo. Alcuni pazienti e supini, altri assurdamente competitivi.

La questione della competitività femminile stuzzica molto anche me...é di origine sociale o siamo di fronte ad una mutazione genetica?
Mah.
Erica Young, un'icona del femminismo degli anni '70 scrisse, in quello che (forse) é stato il suo ultimo libro, che un effetto imprevisto della conquista di pari posizione sociale si é ancora una volta ritorta contro le donne...donando loro...uomini dalla sessualità fragile.
Vi sono ricerche interessanti (che non ho voglia di cercare) che dimostrerebbero che una quota alta di donne nel periodo di alta ovulazione nelle loro fantasie sessuali "pensano" con maggiore probabilità a rapporti con uomini brutali e forti.....e cose così.


Quando vedo certe bionde sui SUV, che mentre fumano le loro sigarette guardano il modo dall'alto attraverso i loro occhiali scuri, altezzose...mi pongo spesso quesiti strani...sulla mia e sulla loro sessualità [SM=g7564] La tanto auspicata tenerezza da aggiungere alla genitalità che Freud considerava essere indicativo di una sessualità matura...proprio lì non ce la vedo.


GFM


PS sull'immaginazione: nel campione di tourettici che conosco a parte poche eccezioni, sono i più quelli che "pensano, e sognano ad occhi aperti". C'é un rapporto direttamente proporzionale tra queste fantasie e i meccanismi ossessivi.
Non dirmi che ora, dopo la condivisione di Pirandello, io debba mettere in elenco anche Leopardi vero?

07/02/2011 20:27
 
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ragazzi...complimenti per le osservazioni e devo dire che io per capire il vostro discorso ho dovuto rileggerlo!!!!
siete pazzeschi....che cervelli!!!!
un bacio!
Ary
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