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Identità tourettica: la consapevolezza di sè

Ultimo Aggiornamento: 04/04/2018 23:41
24/12/2008 12:12
 
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Post: 787
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[Post rimosso dall'autore]
[Modificato da owlly 04/04/2018 23:41]
24/12/2008 19:35
 
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topic impegnativo

Sai che con la disabilità lavoro da decenni e questo neologismo "diversamente-abile" anche a me, da quando é comparso, ha sempre trasmesso qualsosa di stridente e di ipocrita.
Più o meno come chiamare lo spazzino "operatore ecologico", quasi che a cambiare le parole si potesse modificare il senso comune.

Al proposito nel mio ufficio ho affisso una vignetta di altan con un soggetto visibilmente anziano e un po' grasso, il quale didatticamente spiega: "non sono vecchio, sono diversamente giovane".

Ma non sfuggo alla questione che tu poni: nel nostro caso quel neologismo avrebbe senso? Potrebbe essere un modo per definire la nostra condizione?
Direi che un po' sono spiazzato...ci penso, di botta direi che é un errore fare generalizzazioni, nessuno é solo abile e nessuno é solo disabile, o solo malato. L'essere umano in generale sfugge alle definizioni date una volta per tutte...poi io sento come una conquista personale l'aver acquisito il senso del cambiamento, dei processi, e per questo mi sento parte di un respiro più ampio che non si ritrova nella staticità. A volte penso che il bello di ogni equilibrio sia modificarlo e che solo per questo val la pensa di cercarlo.
Diciamo che Eraclito, col suo senso di relatività, lo preferisco a Platone.

Però mi rendo conto che definirsi con troppe parole non aiuta a definirsi.......

Ci penso, pensiamoci.

GFM






26/12/2008 11:03
 
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anchio sono "allergica" a queste non più nuove etichette: "non vedente", "diversamente abile", "collaboratrice domestica"...
Come se il rispetto per la persona dipendesse dall'etichetta!
Questo fa parte della mancanza di carattere della nostra società. Si ha paura a guardare in faccia la realtà, si fa un pericolosissimo buonismo ipocrita.

In particolare, riguardo all'odioso "divesrsamente abile", è la prima volta che lo vedo associato alla TS. Forse letto nel suo significato letterale, potrebbe starci (date le non comuni abilità spesso presenti nei soggetti tourettici [SM=g7554])

Però a questo punto ne approfitto per avere un chiaimento, dato che siamo in vena di definizioni.

Quand'è che si può parlare di "malattia" e quando no?

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Responsabile Soci e Tessere
e mail: resp.soci@sindromeditourette.it

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27/12/2008 12:25
 
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Responsabile Scientifico
Re:
marmotta@, 26/12/2008 11.03:

...riguardo all'odioso "divesrsamente abile", è la prima volta che lo vedo associato alla TS. Forse letto nel suo significato letterale, potrebbe starci (date le non comuni abilità spesso presenti nei soggetti tourettici...[SM=g7554])



....ma ormai il termine é abusato e inquinato.

Poi rimango dell'idea che siamo tutti "diversamente abili".

Quando usare "malattia"?...direi quando fa star male.

In USA invece che "malattia" si usa il termine "disease", non so se anche a voi appare più ripettoso:
en.wikipedia.org/wiki/Disease





27/12/2008 17:13
 
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Post: 405
Registrato il: 17/04/2008
Socio AST SIT
Conconrdo la parola malattia è da usare quando ci si sente veramente male, non è il caso delle persone che hanno la Tourette,anzi sono persono speciali con una sensibilità e una intelligenza al di sopra del normale, riescono a capire anche le più piccole sfumature. A loro non sfugge niente almeno è così per quanto riguarda Lorenzo.
A presto.
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