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La storia a lieto fine di una Ballerina

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2011 13:45
20/08/2008 11:45
 
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Post: 142
Registrato il: 26/09/2007
Hai ragione, cara Fa, nessuno si merita questo.
Dobbiamo ammettere che la nostra vita non è facile, che ci sono momenti bui in cui la disperazione è così forte da toglierti il respiro.
Pensa…io volevo essere perfetta…una bambina bella, brava, buona, ubbidiente ed educata, la prima della classe, l’orgoglio di mamma e papà, amata e apprezzata da tutti…Quanti sforzi per raggiungere quell’ideale e quanti pianti quando crescendo il mio corpo non prendeva la forma desiderata…ma ancora era nulla in confronto allo strazio di dover piegare il carattere a un modello che si era imposto nella mia mente. Non ho ancora capito come si sia costruita pian piano nella mia testa quell’immagine di perfezione alla quale volevo corrispondere, ma ho ancora ben vivo il ricordo di quanta rabbia e frustrazione abbia provato per il fatto di non riuscire nell’intento. E la colpa era solo mia…e allora era su di me, su quel corpo così imperfetto che rivoltavo la mia rabbia...
Finché quel corpo si è rivoltato contro di me, smettendo di ubbidire ai miei ordini. Credevo di impazzire. Mi sembrava di vedermi dall’esterno mentre tutto si contorceva e la vergogna e il disprezzo verso me stessa divampavano come un incendio. Ma in quel momento ho dovuto scegliere se lasciarmi bruciare da quell’incendio o provare a domarlo.
Non c’è una ragione che possa spiegare perché sia toccata proprio a noi, ma anche se ci fosse, servirebbe davvero a darci la tanto desiderata pace?
Dici di voler essere normale e le tue parole mi suonano molto familiari…anche io ho implorato per un po’ di normalità…poi mi sono guardata intorno. E scrutando bene, oltre i lustrini e sotto il trucco, ne ho trovata ben poca di “normalità”. Tutti affrontano la giornata con un peso sulle spalle, certo per alcuni è più gravoso che per altri, ma, suonerà retorico, la vita è fatta di alti e bassi. Quando andavo a Segrate per i miei incontri con Gianfranco incrociavo tanti ragazzi con gravi handicap e subito mi mettevo a fare la conta di tutto quello che a me era concesso di fare e sentire. Forse non potevo correre in quei giorni, ma potevo ancora camminare, piano piano, appoggiandomi a qualcuno, ma potevo andare in giro sulle mie gambe. E anche se non era in grado di comandare i miei muscoli, il mio cervello era ancora capace di capire e di cogliere quel che di bello può riservare la vita.
Siamo quel che siamo e per fortuna abbiamo la possibilità di scegliere con che occhi guardare la vita. Quegli occhi che a volte versano lacrime di sconforto e frustrazione possono fare la differenza nella nostra giornata.
Conosco una donna che avrebbe tutte le carte per essere normalmente felice un marito, due figli grandi, sani, belli e intelligenti, una bella villa sul lago e abbastanza denaro da non doversi preoccupare di nulla. Eppure è sempre arrabbiata, perché i suoi occhi sanno vedere solo quel che manca, quel che non funziona. In ogni cosa trova un difetto. In uno splendido cielo azzurro nota solo la piccola nuvoletta che da sola non potrebbe nascondere nemmeno un angolino di sole. Sta sprecando così la sua vita. Ha ammesso di essere portata a dar peso solo alle cose negative minimizzando quelle positive, ma non fa nulla per cambiare. Tutti i bei momenti che lei non sa godersi perché troppo presa a rodersi il fegato per delle banalità non torneranno.
Io scelgo di guardare la vita attraverso lenti colorate. Alle volte capita la lente grigia, ma poi capitano quella gialla, arancione, rosa, azzurra….mille sfumature di vita.

Cara Fa, in questo spazio troverai sempre qualcuno pronto a raccogliere il tuo sfogo, ma, una volta spento il computer, spero tu voglia provare a lasciarti convincere dalla mie parole.

Un forte abbraccio
Simo.
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