Ho appena scritto su organizzazione, e come per farlo apposta, ti leggo nello stesso modo.
Vedi amico nordista, il tuo scrivere è per me un serio trattamento di riabilitazione.
Da quando scrivesti il primo post, mi affascinò il tuo dire, il tuo trasmettere, meno sanguigno di qualcuno che è andato via, e per questo a me più vicino.
Dico questo, perché convinto che spesso noi maschietti, scegliamo di continuare ad apparire maschi tosti, duri nell'animo...invece no!
Per me è bello, leggere queste sensazioni, che sono spessissimo anche le mie.
Vorrei dire quasi le stesse, precise.
Poi, mi fermo un attimo, a disagio, mi trattengo, anche in questo istante e fatico a non lascir scorrere quelle lacrime, che non sempre sono di dolore a volte sono anche di gioia, quella gioia liberatoria, che noi signorini, non dobbiamo mai far vedere.
Una cosa che esula dal tuo film, ma che nella profondità del concetto, vesto bene, è quella sensazione forte che accompagna certi momenti vivi.
Dico vivi perché senti scorrere quella sensazione dentro e sei proprio al limite, non sai se scegliere di lasciare la cima o meno, consapevole che quella diga smetterà solo quando vuota e a volte non puoi permettertelo.
Mi piacerebbe che su queste pagine, si riprendesse questo modo di sentire con la pelle, magari facendo qualche riflessione, liberandoci dai concetti letti in chiave psicologica ed espressi solo con i colori della carne viva.
A presto ricercatore
Eugenio Loddoni