Forum Tic e Tourette - AST-SIT ONLUS (Associazione Sindrome di Tourette - Siamo In Tanti)

 
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Fratelli

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2007 13:23
07/09/2007 14:01
 
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Noi genitori spesso siamo talmente presi dai nostri figli TS che sembra che non ci accorgiamo dei bisogni degli altri figli. Questi sentono che la nostra attenzione è sempre rivolta ai loro fratelli, si accorgono della ns stanchezza, di come spesso scusiamo i loro atteggiamenti violenti e ... soffrono sentendosi figli di serie B.
Frasi come queste echeggiano nella mia casa:
_Cosa devo fare per ottenere ciò che mi serve, devo mettermi anch'io a fare il pazzo? Devo rompere le cose per averle tutte vinte? (figlio adolescente)
-Non puoi correre sempre quando ti chiama, adesso stai giocando con me. Non andare a prenderlo è grande può tornare da solo, resta con me (figlio piccolo).
Come possiamo aiutare questi "fratelli" a capire cosa accade in quella mente ed a far crescere in loro complicità ( questa mi legava a mio fratello da ragazza) e non astio?

Capita anche ad altri genitori di sentirsi così inadeguati?

Spesso faccio errori e chiedo scusa;ma essere madre è così ci si mette continuamente in gioco, si prova , si sbaglia, si ritenta e soprattutto si impara tantissimo dai figli. Solo loro sono riusciti a darmi il coraggio di lavorare su me stessa e sulle mie paure.

Mi sembra di ricordare che anche Giglio aveva una msdre che era molto presa con suo fratello e non prestava molta attenzione ai suoi problemi. Era Giglio?
Se non siete genitori parlatemi da figli

Clod


07/09/2007 15:26
 
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x ++stasi++
Non sei la sola, capita anche a me.
Anche mio figlio adolescente mi dice frasi come:"Farò anch'io il pazzo così mi ascolterai". "NON Puoi stargli sempre dietro ogni volta che ti chiama". Ogni giorno cerco di spiegargli qual'è il problema, ma ancora non sono riuscita a capire se non accetta che il fratello abbia dei problemi o non ha capito realmente di cosa si tratta.
HO deciso che al prossimo incontro con il neurologo e la psicologa porterò anche lui e probabilmente riuscirà a capire da loro cose che io forse non sono stata capace di spiegare.
E' dura anche per i fratelli, e bisogna avere una pazienza infinita anche con loro.
Teniamo duro.
07/09/2007 17:42
 
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Non vogliono accettare che ci sia un problema, preferiscono definirli viziati e opportunisti. Forse c'è molta paura ad accettare la realta magari paura di potersi scoprire anche loro un pò strani.
Mio figlio ci tiene a ribadire che anche lui ha tanti problemi ma "diversi " da quelli di suo fratello; e pur di stare lontano da questa cosa , che lo infastidisce parecchio, si è allontanato da casa.
Sarebbe bello portarlo come dice Venus agli incontri con gli specialisti, ma sicuramente rifiuterà dicendo che deve pensare alla sua vita che è un casino e che lui non ha bisogno di andare dove va suo fratello e che io vedo la tourette ovunque perchè sono malata.

Meglio non interferire anche perchè ogni cosa che dico è una pirlata.... adolescenti... che palle!!!

Clod
07/09/2007 23:12
 
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pazienza e collaborazione
Scusate se mi intrometto non sono mamma ma sono figlia e spesso mi lamento con mia madre degli atteggiamenti che aveva con mio fratello invece che con me...capisco che è diverso perchè mio fratello non ha la tourette però vorrei poter capire la psicologia dei "fratelli" o delle "sorelle" che si posssono sentire nell'apparenza trascurare dai genitori...
e se si cercasse di far partecipare questi "fratelli" mi spiego meglio se si prova a far capire ai fratelli che sono tutti uguali con la tenerezza facendoli ad esempio partecipare alla vita del fratello tourettico nel modo più semplice possibile...
possono esserci penso dei modi per far capire ai propri figli che nell'affetto sono tutti uguali e che non vengono "trascurati"dai genitori...
ad esempio si potrebbe stimolare una collaborazione maggiore degli altri fratelli facendo capire loro che "insieme" si possono instaurare dei dialoghi con una base più forte con quella consapevolezza cioè che anche loro sono importanti sia come figli sia come "fratelli" ..
il più piccolo ad esempio potrebbe giocare qualche volta anche con il fratello più grande...oppure il più grande potrebbe avere maggior dialogo con il fratello con tourette...
del resto la famiglia è così una piccola società dove credo ci possa essere la collaborazione di tutti...capisco perfettamente che nei vostri casi come in tante famiglie che hanno ragazzi con tourette è più difficile ma con la pazienza si possono affrontare ("insieme") tanti ostacoli.
A volte per i "fratelli" è un'occasione questa per maturare prima quel senso di responsabilità che li fa "uomini"..per i più piccoli poi una sensibilità e un senso di solidarietà maggiore nel loro cuore.

ma mi potrò sbagliare sono solo pensieri...

comunque vi ammiro come mamme e come donne! [SM=g7542]

[SM=g7555]

per stasi:mia madre era furbetta con me...ti spiego meglio conoscendo i miei punti deboli mi insegnava la gravità di certe situazioni facendomi "compatire" quella situazione e nello stesso tempo tirando a galla le mie presunte qualità e l'importanza della maturità che dimostravo in quella circostanza...il tutto parlandomi con tenerezza...
ci sono comunque delle tecniche ma non voglio osare non sono una mamma e non sono un dottore psicologo...
voi sapete già come fare con tutto il vostro amore di mamme!
[SM=g7555]
08/09/2007 04:16
 
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Per quella...


....che é la mia esperienza di famiglie con all'interno soggetti disabili (quindi non sto parlando dei tourettici), questa cosa la sconsiglerei (cioè coinvolgere il figlio che si sente defraudato nella cura del fratello).

La questione é lunga e non é orario, ma credetemi, così la cura rischia di essere peggiore del male...nel medio e nel lungo termine. Non si può mandare un messaggio implicito che dice "posso amare anche te a patto che anche tu ti occupi di lui"...se ci riflettete non é difficile cogliere il doppio legame, l'ambiguità presente in un simile messaggio.
Meglio un sano conflitto (possibilmente conflitto controllato).
Poi le identità sane si costruiscono nella differenziazione, che se anche é sofferta é comunque meglio che la confusione.

In linea generale consiglierei di rendere qualitative ed esclusive le attenzioni dedicate agli altri figli...anche se agite con minor frequenza. Compensare il meno frequente con una maggiore intensità.

Che quel meno sia pieno di significato, e non venga interrotto possibilmente mai.

Bisognerà tornare su questa questione.

Buona giornata a chi si sveglia fra poco


GFM
08/09/2007 07:48
 
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meno frequente

con maggiore intensità...

Questo discorso aperto da Clod, per quel che ci riguarda, merita tanta attenzione e riflessione, non meno la chiusura di GF.

Il particolare non è da poco e come tale, vorrei riprenderlo, magari con una serie di scambi come siamo soliti fare.


Buona giornata

Marcimari
08/09/2007 13:23
 
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posso riportare l'esperienza e quello che ho visto in una famiglia in cui una delle "figlie" ha handicap gravi...(non tourette)
la cosa che mi ha colpito è stata proprio la collaborazione delle altre sorelle e fratelli persino dei fidanzati e poi mariti di queste...
hanno scritto anche un libro se lo trovo evidenzierò qualche passo...

ma poi è chiaro tutto è relativo non si può generalizzare nulla
...

un caro saluto
08/09/2007 18:02
 
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fratelli di tourettici
Anche questa volta Clod ha posto una questione importante, spesso incontrata da chi lavora nel campo sociale ed anche studiata in ottica sociologica e psicologica. La ricerca é entrata già da tempo nel merito e generalizzare si può e si deve!

In effetti può capitare che delle famiglie con un figlio con problemi si uniscano maggiormente e trovino addirittura risorse insperate, si sa persino di famiglie divise che nell'evento ritrovano senso ed unità...ma alcuni decenni di ricerca sistematica ci dicono che sono minoranze, e che comunque bisogna distinguere tra l'immagine esterna e le dinamiche interne, che spesso emergono nel lungo periodo essendo per lo più nascoste.

Nel libro delle edizioni Erickson (é la più importante casa editrice italiana di lavoro psico-educativo, sociale e riabilitazione) intitolato "la sfida dell'handicap e della malattia cronica" (non mi ricordo l'autore mi dispiace) si dà conto di alcune di queste ricerche, e di come tragiche vicende possano impattare sugli equilibri familiari e sulla visione di sè di ogni membro. Una forte fede può ad esempio considerare un segno divino l'arrivo di un membro con problemi, una messa alla prova a cui si é chiamati e quindi persino sprimere gratitudine per questo. E' la forza della fede, che però può nascondere sentimenti che non espressi si trasformano in sensi di colpa e frustrazioni che lavorano più lentamente...in primo luogo sugli altri figli. In questi casi il modello ufficiale che viene esibito (magari anche in pubblicazioni), può non corrispondere alle reali dinamiche.

Un altro importantissimo testo, che non ho mai mancato di segnalare nei miei corsi, intitolato "lavorare con i genitori di bambini handicappati" (ed. bompiani), da conto di ricerche specificamente mirate ai fratelli, cercando di definire alcune categorie reattive.
Dividerei la categorie in quattro:rifiuto, disistimia, spostamento e missione

1-Categoria del rifiuto:
ad esempio quella del fratello ribelle che dice "ora basta" potendo arrivare ad assumere un comportamento asociale, quella del fratello che cerca di attirare attenzione inventandosi esso stesso problemi (spesso scolastici) o addirittuta manifestando veri problemi psico-somatici.

2-Categoria della disistimia:
ad esempio quella del fratello o sorella che aqcusiscono un idea di sè depressiva e dubbiosa, bambini spesso chiusi e passivi. Rinforzati in questa posizione dalla vergogna per un'immagine sociale che considerano deficitaria.

3-Un altra categoria é quella dello "spostamento"
ad esempio del fratello (o sorella ovviamente) che si adopera alla cura di quello debole per ottenere riconoscimenti dai genitori, quello che pure si adopera ma per reazione ai sensi di colpa per essere fra i due quello sano, ancora quello che reagisce in senso accudiente per compensare il senso di colpa di odiare il fratello malato o di esserne invidioso.

4-L'ultima io la definirei "categoria missionaria"
é quella di quei figli ai quali implicitamente, cioè con messaggi più o meno espliciti, i genitori inviano la richiesta "tu dovrai occuparti dei tuoi fratelli quando noi non non ci saremo". Molti di questi fratelli diventano professionisti del sociale e tanti ne ho scovati nei servizi e nei colloqui di selezione per l'ammissione ai corsi. Non é che siano un problema, essi stessi possono divenire buoni educatori/psicologi/operatorui sociali, ma devono prima risolvere (per riuscire ad operare bene) gli eccessi di identificazione, perché ogni fallimento o difficoltà sul lavoro viene vissuto con grande drammaticità. I più patologici vogliono diventare professionisti esperti per il fratello, quelli che stanno meglio deviano su altre persone o su altra utenza bisognosa.

Naturalmente non ho messo le categorie nella quali i problemi (inevitabili) vengono ben gestiti, le quattro dette rappresentano quelle problematiche. Infatti ci sono le situazioni in cui, spesso per prove ed errori, chi nel conflitto aperto e chi nelle collaborazioni contrattate (cioè senza negare i problemi a sè e agli altri ma fronteggiandoli), si riescono a trovare buone forme di collaborazione a favore di sè e del fratello più sfortunato.
Queste ricerche sono per me un riferimenmto importante, che unisco ad un'esperienza ormai trentennale di lavoro sul campo, spesso con gruppi di familiari ed anche fratelli. Può sembrare che lo dica per dare più peso alla mie affermazioni, ed un po' é così in effetti, ma lo faccio perché la questione posta da Clod é importantissima e non va presa sotto gamba.

Noi siamo un'associazione sulla sindrome di tourette e le ricerche nel campo dell'handicap sono per quanto importanti, troppo ristrette, meglio sarebbe basarsi anche su quanto viene rilevato in ambito psichiatrico. Bene, pare che qui, nei fratelli prevalgono sopratutto le prime due categorie (ribellione e disistimia) ed importanti testi sono stati scritti per dare consigli alle famiglie, ma sono pochi. Uno é quello di Faloon intitolato "il lavoro con le famiglie integrato in psichiatria". Putroppo in psichiatria il peso del pregiudizio psicanalitico (mamma sempre negativa e supposte simbiosi) hanno impedito di fare sufficiente ricerca, almeno per quelk che a me é dato di sapere, dovesse esserci qualcuno che ha più informazioni magari ce le può fornire.

Sulla Sindrome di Tourette possiamo fare ricerca,ed io direi di accogliere la proposta di Clod...ognuno qui dica la sua: cosa vede, come fa, espedienti, sconfitte e vittorie. Qui abbiamo la possibilità, intendo sul forum, di avere il punto di vista di genitori, di tourettici e di fratelli, non limitiamoci a dire la nostra opinione (pur importante).

Usiamo questo spunto della nostra Clod per cotruire la conoscenza. Raccogliamo più dati possibili dal nostro contesto, analizziamoli e poi facciamo deduzioni, e perché no? Anche generalizzazioni.

Tocca farlo noi perché siamo l'unica associazione fondata in Italia da chi il problema o il non-problema lo vive e non l'ha solo studiato!

Passo un'idea allo staff e al direttivo: inviare una mail con una serie di domande a tutti gli associati, possiamo parlarne a Rimini nel prossimo fine settimana (Franca aggiungi all'ordine del giorno per cortesia).

Un abbraccio a tuttti e grazie per tutte le cose che continuate a farmi imparare, non c'é tempo qui per invecchiare.

GFM



PS
Siamo una massa di tourettici e noi le croste ce le strappiamo anche se fanno male, fino alla verità, anche se fa male ed anche se non ci piace e se sarebbe più comodo negarla. Può scattare odio nei fratelli e potrebbe non essere una cosa negativa, é la dialettica dei sentimenti.


[Modificato da Gianfranco Morciano 08/09/2007 18:04]
08/09/2007 18:11
 
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Re: fratelli di tourettici
Gianfranco Morciano, 08/09/2007 18.02:




Siamo una massa di tourettici e noi le croste ce le strappiamo anche se fanno male, fino alla verità, anche se fa male ed anche se non ci piace e se sarebbe più comodo negarla. Può scattare odio nei fratelli e potrebbe non essere una cosa negativa, é la dialettica dei sentimenti.






QUOTO ALLA GRANDE... EHEHEH!!!


09/09/2007 00:52
 
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Re:
++stasi++, 07/09/2007 14.01:



Mi sembra di ricordare che anche Giglio aveva una msdre che era molto presa con suo fratello e non prestava molta attenzione ai suoi problemi. Era Giglio?






Sì, Clod, ricordi bene, lo scrissi nel mio primo o secondo post. In quei fatidici e storici giorni, ero in uno stato emotivo di gioia ed esaltazione incontenibile, per poter finalmente condividere la TS, dopo 27 anni di dubbio, segreto e solitudine. Uno stato emotivo simile lo provai solo un’altra volta, quando finalmente conquistai una ragazza dopo anni di bramoso desiderio e sofferenza.

Tuttavia, assieme alla gioia, in quei giorni, conviveva una parte di rabbia. Avrebbero potuto, i miei genitori, notare le mie piccole e continue contrazioni e interessarsene in qualche maniera. Pace, nulla di invalidante o che sia stato causa di discriminazioni. Però tentai di parlargliene, in adolescenza, dopo aver letto Sacks. Ma non mi fu data molta corda, e tutto cadde nell’oblio, e io sulla quetione mi rinchiusi ancor più. Provai rabbia per non essere guardato, così com’ero, nello star bene o male, per essere vestito da sano, saggio e sereno, poiché le energie a disposizione dovevano essere perlopiù dedicate al fratello, teatralmente depresso e inquieto. Io non ho protestato spesso, e non ho inventato grandi malesseri, anzi, ho aderito alla situazione nascondendo quelli reali. Provai rabbia, quando scoprii il forum, perché sarebbe stato più comodo sapere prima di essere tourettico, per prevenire alcuni disagi, o almeno inquadrarli meglio. Ad esempio inserire nello spettro tourettico i disturbi di ansia e panico, gli scossoni che spesso mi colgono appena mi sdraio e mi rilasso. A onor del vero, va detto che i miei genitori sono stati e sono tuttora accudenti e apprensivi anche nei miei confronti, certo, magari a volte intervenendo su bisogni proiettati, che in realtà non avevo, come per spargere una dose d’affetto, ovunque essa cada.

Ma ora sono grande e questo è uno stralcio d’analisi, senz’altro parziale e sbilanciata su alcuni aspetti negativi. Non è una Norimberga.

Succede poi, che a 20 anni vinco qualche insicurezza ed esco dal guscio. Scopro di avere molta capacità di conquistare l’affetto delle persone e di saperlo scambiare. Mio fratello no. Resta inchiodato nel ménage a trois con mamma e papà, le relazioni con l’esterno sono discontinue e poco radicate. Sembra non avere strumenti per instaurare relazioni adulte e paritarie, o anche cameratesche. E’ fragile e precario.

Succede poi, che a 25 anni vado a vivere da solo, e col tempo imparo, mi tempro. Resta la mia base complicata e sofferente, ma mi so creare tanti punti di riferimento e sostegno, fuori dalla famiglia. Restano i miei lati oscuri, un senso di abbandono e di smarrimento. Abbuffate, bevute e Fumate (è chiara la f maiuscola?), da solo o in compagnia. Mio fratello no, due anni in più, resta lì, i tre anelli della catena restano lì.

Succede poi, che ora ne ho 35 (quasi), soglia oltre la quale, nelle categorie degli statistici, non sei più un “giovane dai 25 ai 34 anni”. Ora sono grande. Incasinato, con tanti pezzi che sento di dover recuperare, ma mi sto dicendo da un po’ di tempo, che sono grande. E che i miei genitori sono un po’ anziani. Sanissimi, ma vallo a spiegare agli statistici. Ora le Norimberghe filiali sarebbero davvero un capriccio fuori stagione. E come posso, ora, guardare in cagnesco il fratello favorito? Tra me e lui ci sono legami intimi e remoti, stavamo sempre insieme da bimbi. Poi, con l’adolescenza, la separazione dei territori, il distacco, a vent’anni eravamo ormai due rette parallele che strascicavano depresse in casa.

E così, ora che sono adulto, tento di spezzare quella catena di tre anelli, non per inserirmici, ma per liberarli, per fargliene aggiungere altre, cercarne di nuove, che li liberino. Temo d’illudermi: provo a scrollarle, ma sento la ruggine e le incrostazioni, la catena si ricompone come prima. Io non ho ancora imparato bene a volare con le mie ali: mi alleno, ogni tanto mi stanco. Sono ottimista, penso che imparerò. Però sento nel ventre un dolore, per quel bambino di 37 anni con cui giocavo da bambino. E se un giorno volerò, ancora mi toccherà vedere il suo corpo d’autunno supino e oblungo abbarbicarsi a quelle due teste canute e naufraghe.

Mi sono perso a sufficienza.
Dissolvenza.
Musica triste.
Titoli di coda.



09/09/2007 13:52
 
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ehi Gig...

questo tuo ultimo post mi ha fatto tornare indietro nel tempo...

ricordi quando iniziammo a scambiarci le prime considerazioni?

Che tempi...già da allora, si capiva il tuo animo...
10/09/2007 13:53
 
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E' sicuramente + salutare che l'odio esca piuttosto che resti dentro a far danni . Come genitore però mi sento sempre in dovere di provare ad incanalarlo nella giusta direzione e di convincerli che il risentimento ad un certo punto va risolto con il perdono.
Se i vostri genitori hanno sbagliato o continuano a farlo forse è perchè anche loro non sono infallibili, ma al contrario spesso hanno le vostre stesse paure che hanno ereditato dai loro genitori e così via. Tante volte si agisce in preda al panico acquisito e si sbaglia.
Se pensiamo a loro non come persone che ci volevano offendere ma come "bambini traditi" a loro volta dalla vita, forse riusciamo a perdonare meglio.
Sarebbe bello se i genitori fossero veramente così forti e sicuri come a volte vogliono far credere, ma stanno fingendo e lo fanno per trasmetterVi un pò di sicurezza; in realtà spesso anche loro non sanno che fare.
Il risentimento non fa male a loro, ma fa male a noi mentre il perdono rende liberi.

Ma queste sono cose che si capiscono + avanti negli anni, non si può certo parlarne con adolescenti in preda all'odio per le ingiustizie subite.
Quindi aspetto che il vento cambi ed intanto ascolto i vostri utili consigli e proverò a dedicar loro miglior tempo.

Clod

10/09/2007 14:23
 
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per Clod
condivido.
Grazie!

[SM=g7555]
11/09/2007 19:02
 
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per tornare alla questione fratelli

Secondo me la questione posta inizialmente da Clod merita di essere approfondita anche se non arrivano molti feedback in proposito, certo sarebbe interessante avere un parere da un fratello..ma bisogna che lo sia di qualcuno che effettivamente ha catalizzato tutta l'attenzione dei genitori si di sè.

Dunque vediamo se é possibile individuare alcuni correlati che riguardano l'interazione con un fratello con una sintomatologia tourettica forte (che per fortuna sono una minoranza):
1-se ho capito bene si tratterebbe alla fine di far accettare ai fratelli non tourettici che l'altro ha più bisogno di aiuto
2- altra questione é come i fratelli possono interagire con le cure o il fronteggiamento dei sintomi negativi
3-poi vi é il problema dei fratelli che sono direttamente (perché colpiti ad esempio, o disturbati) o indirettamente danneggiati dal tourettismo del fratello (es. non invitare in casa amici, non riuscire a studiare)
4-altro fatto é il clima competitivo che frequentemente caratterizza le relazioni familiari con fratelli tourettici (litigi, scontri, gare, etc.)
5-ancora abbiamo il particolare attaccamento, a volte ossessivo, dei tourettici verso i fratelli, solitamente i più piccoli (e come queste manifestazioni possano infastidire o confondere gli altri)
6-in ultimo mi viene in mente il dubbio che può instaurarsi nei fratelli non tourettici di avere dei problemi essi stessi, magari riforzati da fenomeni imitativi (dinamica che può portare ad identificazione o rigetto).

Mi vengono in mente queste sei questioni, per ora. Su di ognuna sarebbe utile cercare e riflettere...se siete d'accordo.

GFM

[Modificato da Gianfranco Morciano 11/09/2007 19:04]
12/09/2007 13:59
 
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So che ho già parlato troppo ma non riesco a stare zitta.
Premessa :La prima volta che mio figlio venne ricoverato mi dissero che spesso la persona tourettica ha una eredità ansiosa da parte della madre ed agressiva da parte del padre. I miei ragazzi entrambi ansiosi ed agressivi sono però differenti in quanto il grande è molto più ansioso (come me) ed il medio è molto più aggressivo (come il padre).
Torniamo ai punti di Gianfranco.
1 Il grande chiede aiuto in continuazione ed infastidisce moltissimo l'altro che invece fa di tutto per dimostrare la sua indipendenza. La cosa che lo fa impazzire è che chiede aiuto anche a lui che ha 2 anni di meno chiedendogli per esempio di preparargli da mangiare quando sono soli o di pagarli il treno quando partono. Lui ci tiene a ribadire che a differenza di me non lo accontenta perchè deve imparare ad affrontare le cose.
2 Quando il grande ripete le parole o da di matto rompendo oggetti o gridando la sua rabbia, l'altro cambia stanza perchè è troppo infastidito e non sopporta. é come se si trattasse di un dolore così forte che è meglio non affrontarlo. Si arrabbia con me se quando scappa fuori gridando lo inseguo per fargli capire che sono con lui e che percepisco il suo dolore e mi dice: se lo insegui con me hai finito.
4 Con il piccolo c'è un forte attaccamento. Lo prende, lo bacia, lo coccola e gli chiede in continuazione coccole e massaggi; gli dice che è il suo amore e manifesta molto il suo affetto. Gli tocca però in continuazione i capelli e lui, a volte lascia fare, a volte si scoccia e dice che gli manca l'altro fratello che invece con lui è molto più punitivo. Anche il piccolo ha avuto diversi tic quali chiudere un occhio per volta( come se guardasse attraverso un buco) e torcersi il collo. Ultimamente come il figlio di Giangranco è terrorizzato dai ladri; ed anche se io non approvo (il papà però è d'accordo) gira per casa con un pugnale appena comprato alla festa medioevale per difendersi.
5 Il dubbio credo ci sia in entrambi i fratelli. Il medio ha fatto per mesi terapia ed ovviamente questa sua paura è venuta fuori. Lui però è come suo padre e preferisce scappare dalle cose che fanno male dentro anche se è maggiormente in grado di affrontare le difficoltà esterne. (Il grande come dice Gianfranco è capace di strapparsi anche le croste ...ma poi si perde nelle cose del mondo.)
Il piccolo per adesso è piccolo ma posso garantirvi che per lui non è facile vivere in mezzo a tutto questo casino e spesso mi chiedo che ne sarà di lui più avanti. E' un bimbo intelligente e dolce e per ora riesce ad andare d'accordo con entrambi i suoi difficili fratelli perchè sa che cosa vogliono.
Ho rotto il ghiaccio
a voi la palla

Clod


12/09/2007 19:00
 
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Clod

Intanto ci tengo a dirti che siamo solo all'inizio e che ritengo preziosi sia i tuoi stimoli (guarda quanti ne hai dati in tre giorni; fratelli, gelosia, attaccamento, imitazione) che le tue riflessioni, e ti ringrazio per la tua costanza, spero sia di esempio.

Poi mi interessa il COME di quello che hai scritto, ad esempio questo:"E' sicuramente + salutare che l'odio esca piuttosto che resti dentro a far danni . Come genitore però mi sento sempre in dovere di provare ad incanalarlo nella giusta direzione e di convincerli che il risentimento ad un certo punto va risolto con il perdono."

Dato per acquisito che l'odio o il rancore é meglio che escano piuttosto che mascherarli da caritatevolezza e comprensione, il problema é come farli uscire e come incanalarli. Non sappiamo cosa sarà, ma intanto "come" facciamo e con che esito immediato?

Ad esempio uno ti dice "se gli vai dietro con me é finita"...ma poi che accade, é finita davvero? ...cosa fai in questa situazione?...e visto che mi sembra di capire che tu "dietro gli vai", come rimedi con l'altro il suo senso di abbandono?
Capisco che sono discorsi complicati come lo sono tutti i tentativi di comprendere dall'interno un sistema, ma io farei comunque lo sforzo di provarci, se poi non ne traiamo nulla ce lo diremo.

C'é qualcuno che non sa come fare coi fratelli? Che ha dei dubbi?
IO penso che un qualunque problema posto all'interno di un sistema diventa qualcosa che coinvolge tutti, tutto il sistema in tutti i suoi membri, ed a volte andrebbe trattato al di là dei bisogni specifici della persona che sembra avere più bisogno di attenzioni.

Sarebbe carino che la psicologia sistemica cominciasse ad interessarsi di queste dinamiche senza partire con la classica posizione della "comunicazione patologica con membro del sistema che ha problemi perché si fa interprete della sofferenza di tutti". E' una posizione superata, nella realtà (come già detto) una debolezza di un membro può persino essere fonte di unione e sanità, ed anche i cambiamenti possono essere per il meglio.
Peccato che la psicologia sistemica italiana sia così caratterizzata dal pregiudizio patologico, perchè una visione meno pessimistica potrebbe dare interessanti indicazioni educative, oggi la sistemica al contrario riesce ad offrire solo terapie.

Certo Clod avrai capito che sto utilizzando i tuoi stimoli per spingere altri a raccogliere quella palla che lanci, ma anche perché SO che dei sistemici ci stanno studiando, e mi piacerebbe portarli ad una visione nuova del sistema, perché escano dalla "psicoterapia familiare" e si occupino di più della "psicologia del sistema famiglia" almeno per gli aspetti che ci riguardano. D'altra parte gli stessi fondatori della psicologia sistemica (quelli della pragmatica della comunicazione) oggi fanno riferimento alle conoscenze neurofisiologiche e riconoscono che se é vero in linea teorica che una comunicazione disturbata crea il disturbo di un membro, é anche vero che un membro particolare é capace di modificare l'intera comunicazione del sistema, in tutte le direzioni. Ogni membro ha la sua strategia di cui é più o meno cosapevole (di potere, di captazione dell'affetto, di riconoscimento) ed opera all'interno di strutture neurologiche e di cultura ambientale. Per questo oggi il gruppo di Watzlavick anziché di approccio sistemico-relazionale, che pur W. ha fondato, parla di approccio strategico-strutturalista.

Stiamo facendo passi importanti, in settori che non sono solo tourettici, ma che dalle dinamiche tourettiche potrebbero avere una maggior possibilità di essere compresi.

Questo serve sia a noi che a loro.

Gianfranco Morciano

PS scusate ma non avendo gli occhiali (dimenticati a casa) sto scrivendo senza verifica dello scritto, spero di non aver fattoi troppi errori.




12/09/2007 19:15
 
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Mi sa che la mancanza di occhiali ti ha portato ad un attenzione maggiore: neanche un refuso!

17/09/2007 13:23
 
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Registrato il: 20/07/2007
Socio AST-SIT
incanalare l'odio ed il rancore
Bella domanda Gian...
Purtroppo non ho le conoscenze per sapere cosa è giusto fare ed agisco spontaneamente (il famoso istinto materno).
Credo che la cosa più importante sia il dialogo e quindi li spingo fino a sfinirli a tirare fuori quello che hanno dentro.
Non mi importa se mi insultano e mi strapazzano, preferisco qualche brutta parolaccia ma sapere che non hanno nascosto il loro dolore in qualche angolo del loro cuore. Del resto non credo al perbenismo ed all'educazione solo apparente. Conosco tanti ragazzi che si rivolgono bene ai genitori per terrore e poi dentro di loro hanno delle vere bombe pronte a saltare non si sa come ne quando.
sono sempre stata una ribelle e forse è proprio per questo che li capisco.
il padre invece è un taciturno, non ama la parola e soprattutto detesta essere messo in discussione. con lui non riescono a parlare di niente perchè come si sente offeso cambia stanza o grida. Prima parlavi di comunicazione disturbata, da noi è sicuramente successo questo.

Purtroppo spesso sono troppo spontanea sia nel parlare che nell'agire e questo fa incazzare troppo il mio medio che mi vorrebbe più attenta e razionale. Di solito cerco di far tesoro di quello che mi dice; quando mi ha detto "se gli vai dietro con me è finita", ho fatto dei respiri profondi, mi sono calmata e sono rientrata in casa.
Quella volta non lo ho deluso.
Ma questa palla dei fratelli non la afferra nessuno... sono l'unica così incasinata?

Clod

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