Questo bambino sembra che conosca tutti gli studi ed i più classici trattati della tourette (su ipersensorialità) e che appositamente abbia voluto ripercorrerli per confermare. Da piccino ad esempio bastava lo scuotersi di una foglia in giardino per farlo sussultare, ipersensoriale nell’udito ed anche nell’olfatto, per questo fuggiva con terrore dalle puzze o dagli odori sconosciuti come da una sofferenza atroce.
A tre, quattro anni, i tic fecero la loro comparsa, ampi, sbattendo le braccia come fosse un uccellino giovane che voleva volare, per un poco anche sulla faccia e agli occhi. Verso i cinque anni, quando era più in tensione, saltellava in modo asimmetrico e schematico per la stanza incapace di fermarsi e il suo sguardo era inquieto, ma presto gli fu spiegato e lui non si sentì anormale, capito si capì, forse anche per questo è riuscito a controllare sempre di più i suoi tic.
I suoi genitori sono stati proprio bravi bisogna dirlo (per sua fortuna erano formati), lui è stato protetto da tutti i rumori, tutelato e poi gradualmente esposto, secondo un classico del metodo comportamentale e della neuroeducazione. Penso che sia grazie a ciò che anziché patire come il padre di deficit attentivi, la tourette lo abbia portato all’iperattenzione; un bambino così attento ai particolari delle cose e a leggere i comportamenti altrui che gli amici dei suoi genitori in visita lamentavano disagio: “ma perché ci scruta così”?
Da piccolo univa oggetti e bastoni per costruire giochi di equilibrio che sembravano sfidare le leggi della fisica, non servivano a niente quei giochi, solo a questo equilibrio.
Ancora oggi, che controlla benissimo i suoi tic, gliene sfuggono ancora quando osserva un oggetto dalla meccanica curiosa, quasi assentandosi: un mollettone per capelli, un filo che mosso dal vento oscilla o forma una spirale, lo scorrere dell’acqua in un ruscello.
Anche in questo bambino, come in tutti i tourettici, la sua sensibilità è quasi da sempre davvero fuori dal comune, attento alle emozioni che può suscitare negli altri, pronto a prevenirle, sempre pronto a cogliere le sfumature di tutto ciò che si dice intorno a lui. Poi buono e in lotta contro le ingiustizie commesse agli altri, qualche volta invece troppo identificato persino nel suo aggressore.
Piaget sosteneva che la reversibilità cognitiva (capacità di mettersi nei panni altrui, di vedere le cose così come le vedono gli altri) matura intorno ai 7/8 anni, questo bambino ed i tanti altri bambini tourettici che ho conosciuto, mi convincono che in loro tutto ciò è già sensibilmente compiuto tra i 4 e i 5 anni, persino troppo compiuto.
Anche in questo bambino la sensibilità trovava sporadicamente soluzione solo in improvvise crisi di collera. Ecco, in quelle non era capace di vedere più niente e neanche di manifestare sensibilità per alcuno, solo dovevano arrivare a chiusura travolgendo tutti e tutto.
Fino agli otto anni cresce sereno e con un buon controllo dei tic, ormai quasi invisibili agli estranei, quando incappa in una nuova maestra di scienze, ecologista, e per un po’ il bambino risulta assorto in pensieri preoccupati e tristi: “il mondo va incontro all’autodistruzione e tutti moriremo”, a quell’età sappiamo contare ma il senso del tempo è ancora tanto legato alla vita concreta, a quella che ci riguarda e non a quella che astrattamente verrà.
Come poteva fare suo padre a spiegare ad una giovane maestra ideologicamente orientata che i bambini tourettici tendono ai pensieri ossessivi senza che lei potesse interpretare questa preoccupazione come la solita manifestazione del genitore intrusivo, forse diddestra ma sicuramente ansioso? Difficile no?
Comunque quel pensiero al bambino passò (ed anche la maestra sembra che lo capì grazie a consigli “altri”), ma era il segnale che il suo sistema nervoso stava entrando in una fase delicata, quella che spesso si presenta ai tourettici intorno ed a partire dai nove anni, forse la fase più delicata. Ed ora so che in questa fase si può entrare anche se tutto il prima é andato benissimo.
Da qualche settimana si è notato che il bambino si assicura che le porte siano ben chiuse e quando entra in un ambiente, prima di collocarsi a fare ciò per cui è andato lì, va a sbirciare dietro ai mobili, dietro agli anfratti, illumina gli angoli bui.
Oggi finalmente ha parlato a suo padre delle sue paure, teme che ci possano essere dei pericoli in agguato là dove non si vede, e siccome va a vedere si sta convincendo che quei pericoli scompaiono proprio perché lui và a vedere, inoltre pensa “se la paura è tanta deve pur esserci qualcosa di vero”…tutto questo accade anche se sa e capisce che non ha senso.
Dice “non riesco a trattenermi, ho bisogno di controllare e questa cosa mi dà un po’ fastidio perché si ripete sempre più”.
Di tutti i bambini tourettici che ho incontrato, ed ormai sono tanti, questo è quello che mi sta più a cuore, quello che più mi fa temere, in questa fase, che le mie tecniche possano rivelarsi insufficienti o non efficaci proprio con lui, ed ho paura miei cari, paura di non riuscire proprio perché so che ora non posso fare errori, perché lui è la mia vita.
GFM
[Modificato da Gianfranco Morciano 16/08/2007 10:32]