frammenti tragici 4

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AST-SIT
00martedì 7 agosto 2007 08:29
mess eddievedder

Questo forum è un pò fermo... la cosa mi infastidisce parecchio. Quello che mi disturba di più però è il fatto di non aver ricevuto nemmeno una risposta o un breve commento a quello che ho scritto. Che cos'è che vi spaventa? Avete paura di
mettervi in discussione? Non siete ancora riusciti a venire a patti col vostro disturbo? Pensate forse che rimanere trincerati dentro al vostro silenzio vi possa aiutare in qualche modo? Lo so, un tempo lo facevo anch'io, ma è stato il
periodo più insalubre, spaventoso e non prolifico della mia vita. Stavo diventando un emarginato. Vivevo nel terrore.
Avevo paura di qualsiasi cosa e persona e situazione. Non riuscivo a guardare negli occhi la gente senza andare in paranoia. Arrivai alle crisi di panico. Tutta questa chiusura verso il mondo mi sovraccaricaricava interiormente e tutto questa mia energia STUPIDAMENTE sprecata su me stesso mi procurava degli attacchi atroci. Ne sono uscito, alla grande, lo posso dire a testa alta. Vado orgoglioso di ciò, in quanto ho capito quanto straordinario possa essere l'essere umano quando si trova con le spalle al muro, quando si trova davanti alla situazione di dover scegliere: o cadere o risalire.

Ho frequentato molti psicologi, psichiatri, analisti ecc. Nessuno è riuscito a farmi star meglio, nessuno è riuscito a farmi capire quello che sono riuscito a comprendere con le mie forze, col costante ed EQUILIBRATO studio su me stesso, con la
forza di volontà e con l'applicazione. Purtroppo la medicina della mente è alquanto arretrata. L'errore a mio modo di
vedere è nella specificità. Ogni branchia di questa professione tende ad isolarsi nel proprio orticello spiegando le cause di una determinata manifestazione patologica solo ed esclusivamente in virtù della propria teoria. Serve un lavoro d'equipe invece. Bisogna che le varie correnti si uniscano per indagare la malattia sotto vari aspetti nel tentativo di ricavarne un punto comune. Poi se aveva ragione una determinata corrente anziche' un'altra non è un problema, l'importante è che si sia trovata una soluzione alla questione o perlomeno una strada percorribile. Purtroppo non è questa la mentalità che hanno i nostri ricercatori. Per via di una sfrenata ambizione personale tendono a perdersi in inutili diatribe da "parrucchiere" perdendo di vista i punti essenziali della questione. Questo è un vizio che colpisce parecchi di noi. Sono stato il primo ad esserci cascato.

Molte volte penso di essere troppo franco con le persone. Per questo motivo si spaventano. Dovrei usare più demagogia in
quello che dico o faccio. La gente ha bisogno di demagogia anche se in superficie la disprezza. Esempio. Ho appena cambiato azienda, sto lavorando in un posto che sta partendo da zero, nessun cliente, nessun fatturato, poco giro, insomma... uno zero assoluto. Sono riuscito, dopo una settimana di lavoro, a riempire l'agenda (vuota da mesi per pigrizia del possessore) del mio responsabile commerciale contattando telefonicamente gli antichi clienti (è un'azienda che il nostro gruppo ha rilevato dal fallimento) e procurandomi una decina di appuntamenti per la settimana prossima. Diciamo che se
di questi dieci contatti, due vanno a buon fine sarebbe un ottimo risultato. Morale della favola? Hanno iniziato a storcere
il naso, arrivando addirittura a propormi la cessazione del rapporto dopo i due mesi di prova stabiliti dal contratto di
lavoro. Motivo? Ho portato un raggio di luce nella palude in cui da settimane stavano comodamente infognati. Hanno visto delle qualità in me e questo non va assolutamente bene in persone da 30 anni sul mercato che stanno chietamente portando la loro barchetta sulla sponda della pensione. Hanno visto la mia fame soprattutto. Quella fame che ti porta a smussare gli angoli per arrivare direttamente al punto cruciale della questione e che non guarda in faccia a nulla per centrare l'obbiettivo. Hanno visto la mia ambizione priva di compromessi. Hanno visto la mia determinazione, la mia dedizione, la mia volontà e hanno confrontato tutto cio' con loro stessi. E che cosa è nato da tutto questo? L'invidia, ecco che cosa è nato. L'invidia di non essere più capaci, l'invidia di non essere più giovani ed avere quella freschezza e quella fame per raggiungere gli obbiettivi, l'invidia per la loro mancanza di idee, l'invidia per non essere più aggiornati da un punto di vista professionale, l'invidia per non riuscire ad ammettere a loro stessi tutto questo, l'invidia per vedere in me delle qualità che in loro non ci sono mai state, l'invidia per la loro demagogia da quattro soldi, buona solo per salvarsi il culo e che in ultima analisi diventerà un'arma che gli si ritorcerà contro. Quando li vedo e li sento parlare, tronfi sulle loro poltrone, vantarsi delle loro pseduo-imprese passate (ma saranno vere?) senza muovere un dito, tirare in ballo la loro esperienza come contraltare a ogni mia proposta di rinnovamento... bene signori quando vedo e sento tutto questo, non posso esimermi da provare un moto di repulsione nei loro confronti. Portano avanti un'azienda con la demagogia e la retorica delle parole, senza portare nessun fatto come prova, ma vi rendete conto?

IL PROBLEMA E' CHE SONO CONVINCENTI IN QUANTO NESSUNO VUOLE I FATTI MA SOLO BELLE E INNOCUE PAROLE... CONTINUANDO A LAMENTARSI PERO'... COSA MOLTO MENO FATICOSA RISPETTO A QUELLA DI DOVERSI SOBBARCARE L'ONERE DI DIVENTARE ARTEFICI DEL PROPRIO DESTINO...

Chi ha orecchie per intendere, intenda...

A rileggerci
Eddie

To be continued...
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