frammenti 11

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AST-SIT
00martedì 7 agosto 2007 10:01
mess eddie
Su Jung e altre congetture (in risposta a Gianfranco).

Carissimo Gianfranco, quando parli di Jung tocchi un argomento da me molto amato. Mi porti a riflettere su un personaggio che ha segnato gran parte della mia esistenza e che se, probabilmente, non avessi mai letto, credo non sarei mai diventato quella persona che oggi conosci. Mi fa piacere rievocare tutto cio', perchè dopo tanto tempo sono portato a
rivisitare i luoghi più cari del mio spirito, a meditare su costruzioni da tempo "disabitate", a rinverdire enti della mia
mente assopiti da anni. Stai notando come sto diventando lirico?

Cmq, vediamo se salta fuori qualcosa di buono...

Jung ha influito molto per quanto riguarda la metodologia d'indagine della mia anima (nel senso più ampio del termine).
Inoltre mi ha permesso di "vedere" la teoria freudiana della libido, cosa che leggendo Freud riuscivo solo a comprendere
razionalmente e non da un punto di vista "esperenziale". Ho imparato tramite Jung a esplorare il mio "stomaco" con una
metodologia ASSOCIATIVA, accompagnata subito dopo dall'indagine razionale, di fondamentale importanza, quest'ultima, per
sistematizzare ciò che si è visto intuitivamente, analogicamente. Jung mi ha portato a scandagliare gli anfratti più reconditi della mia vita intima, fornendomi quegli strumenti per poterla penetrare sempre più, quelle segnaletiche necessarie affinchè non commettessi errori, passi falsi. In definitiva Jung mi ha dato un metodo, uno strumento per intraprendere il cammino dentro me stesso... la mia discesa nell'Ade, la mia Nekya.

Jung parlava il mio stesso linguaggio, un linguaggio romantico, lirico, appassionato, a volte anche pomposo lo ammetto, ma
io, a 20 anni, avevo bisogno di tutto cio'. Sentivo la necessità che il materialismo scientifico, rigoroso e sistematico, mi venisse spiegato con un po' di colore, un po' di mistero... avevo bisogno di un nonno con la barba lunga, i capelli bianchi e gli occhiali che risolvesse alcune incognite della mia esistenza interiore, che dasse forma ai miei dubbi. Avevo bisogno di un vecchio saggio che, fumando la pipa davanti al fuoco del caminetto, dasse un nome ai fantasmi che abitavano la mia anima. Per amore di verità, cmq, bisogna dire che alcune opere di Jung, le più importanti in definitiva, sono tra le più difficili da comprendere, perchè scritte con rigorosità scientifica, un citazionismo erudito al limite della pignoleria e un linguaggio tecnico che sfiora l'ermetismo. A questo proposito provate a sfogliare, se vi capita:

1) Simboli della trasformazione

2) La psicologia del transfert

3) Psicologia e alchimia

4) Mysterium coniunctionis

5) Psicologia e religione

6) Gli archetipi e l'inconscio collettivo

E poi ditemi se non vi mettete in infortunio un annetto

Un altro aspetto di Jung che mi preme sottolineare è il suo SINCRETISMO. Con uno spirito pionieristico e privo di pregiudizi
ha indagato le più disparate discipline per farle sue, convogliandole nella sua formulazione teorica. Badate bene, il suo non è stato un SINCRETISMO fallace, frivolo, di comodo e ciarliero. Tutto ciò che ha inserito nella sua teoria è stato il frutto di elaborate ed estenuanti ricerche nel tentativo di trovare "nello scibile", qualcosa che potesse suffragare le sue
ipotesi, figlie di un sentire analogico, intuitivo e, proprio per questo, non fattibili di considerazione scientifica. La
polivalenza e la fecondità delle sue vedute è tale (e qui cito da "Sogni, ricordi e riflessioni di C. G. Jung" - ndr)
che di lui si è potuto parlare come di un teista e di un ateo, di uno gnostico e di un'agnostico, di un mistico e di un
materialista, di uno scienziato e di un mitologo. Paradossale non trovate?

Vi vorrei ora citare due paginette di Jung che potrete facilmente ritrovare all'interno della sua biografia ufficiale dal titolo "Sogni, ricordi e riflessioni di C.G.Jung", Ci terrei che voi aveste la pazienza di leggerlo tutto perchè a mio parere questo breve racconto dimostra come il pensiero ossessivo sia sempre stato presente in lui e di come questo pensiero ossessivo, oserei dire "superato", influì su tutta la sua opera e soprattutto sul suo rapporto coi pazienti e sulle strategie di cura che egli elaborò. Tenete conto che nel periodo che gli capitò cio' che è contenuto in questo racconto Jung aveva piu' o meno 12 anni. Non date troppo spazio al concetto di Dio, tenete conto che lui veniva da una famiglia di preti protestanti e il padre stesso era un prete protestante nel bel mezzo di una crisi di fede. Tutto questo si è riflettuto nel contenuto del pensiero ossessivo che gli si è presentato e per forza di cose ha dovuto meditare seguendo un ragionamento pregno dello spirito del tempo in cui viveva, la crisi di fede del padre, soprattutto, l'aveva profondamente colpito. Seguite attentamente la sua meditazione sul pensiero che gli si presentò, sui suoi sforzi per scacciarlo e su come, tramite un'immagine, si sia potuto liberare dal pensiero che lo ossessionava. SEGUITE, IN ULTIMA ANALISI, COME LAVORA UN PENSIERO OSSESSIVO.

INIZIO
*******

... un giorno d'estate uscii di scuola a mezzogiorno. e andai nella piazza del Duomo. Il cielo era di un bell'azzurro, il sole
radioso e il tetto della cattedrale splendeva, con le sue tegole smaltate, nuove, rilucenti. Fui rapito dalla bellezza di tale visione e pensai "Il mondo è bello, la chiesa è bella e tutto ciò è stato fatto da Dio che sta su in alto nel cielo azzurro seduto su un trono d'oro e...". A questo punto ci fu un gran vuoto nei miei pensieri e sentii mozzarmisi il respiro. Ero come paralizzato e mi dissi solo "Non continuare a pensare, adesso! Sta per accadere qualcosa di terribile, alla quale non voglio pensare, qualcosa alla quale non voglio nemmeno accostarmi. E perchè no? Perchè commetterei il più spaventoso peccato. Qual'è il peccato che fa più spavento? L'assasinio? No, non è questo. Il peccato più terribile è quello contro lo Spirito Santo, ed è peccato che non può essere perdonato, e chi lo commette è dannato all'inferno per l'eternità. Sarebbe assai triste per i miei genitori se il loro unico figlio, alla quale tengono tanto, dovesse essere dannato in eterno. La sola cosa che devo fare è di non continuare a pensare."

Era più facile dirlo che farlo. Durante il lungo cammino verso casa cercai di pensare a ogni sorta di cose diverse, ma i miei
pensieri tornavano insistentemente alla bella e tanto amata cattedrale e al buon Dio seduto su un trono, per allontanarsene
di nuovo come se avessero avuto una scossa elettrica. Continuavo a dirmi "Non pensarci, non pensarci". Giunsi a casa in uno stato miserevole. Mia madre si accorse che qualcosa non andava e mi chiese "Che ti succede? E' accaduto qualcosa a scuola?" Potei rassicurarla, senza mentire, che a scuola non era successo niente. Mi passò per la mente che mi sarebbe stato di aiuto raccontarle la vera ragione della mia agitazione, MA FARLO SIGNIFICAVA GIUNGERE FINO IN FONDO AL PENSIERO ed era proprio ciò che ritenevo impossibile. La poverina era lontana da ogni sospetto e non poteva naturalmente supporre che correvo il pericolo di commettere un peccato senza remissione e di sprofondare nell'inferno. Allontanai da me l'idea di confidarmi con lei e cercai di starmene in disparte il più possibile.

Quella notte dormii male; continuamente quel pensiero proibito, che non conoscevo neppure, cercava di manifestarsi e lottavo
disperatamente per respingerlo. I due giorni che seguirono furono un vero tormento e mia madre era convinta che fossi
ammalato; ma resistetti alla tentazione di confessare tutto, aiutato dal pensiero che avrei causato un gran cordoglio ai
miei genitori. La terza notte però quel tormento diventò insopportabile e non sapevo più che fare; mi svegliai, dopo un
sonno agitato e immediatamente mi sorpresi di nuovo a pensare alla cattedrale e al buon Dio. QUEL PENSIERO MI OSSESSIONAVA.
Sentivo che la mia capacità di resistenza cedeva. Bagnato di sudore, sedetti sul letto, per impedire al sonno di vincermi
"Ora è il momento, la cosa è seria! Ora devo pensare. E' un pensiero che deve essere stato già concepito. Perchè dovrei
pensare qualcosa che non so? Non sono io a volerlo, Dio mio, questo è certo! Ma chi lo vuole? Chi vuole forzarmi a pensare
qualcosa che io non so e non voglio? Da dove proviene questa terribile volontà? E perchè io dovrei esserle soggetto? Ho
pensato al creatore di questo mondo meraviglioso attribuendogli lodi e gloria, gli ero grato di questo suo incommensurabile
dono, quindi perchè dovrei, proprio io, pensare a qualcosa di una malvagità inconcepibile? Non so che cosa è, veramente non
lo so, perchè NON POSSO E NON DEVO NEMMENO SFIORARE UN SIMILE PENSIERO, PER NON CORRERE IL RISCHIO DI PENSARLO IMMEDIATAMENTE.
Io non l'ho voluto, ma mi ha colto di sorpresa come un brutto sogno. Da dove provengono tali cose? Questa mi è capitata senza
che io muovessi un dito. Perchè? Dopotutto non sono stato io a crearmi, sono venuto al mondo come Dio mi ha voluto e creato,
plasmato attraverso i miei genitori. Forse sono stati loro a volere una cosa simile? Ma i miei buoni genitori non hanno mai
avuto pensieri del genere, mai a loro sarebbe passata per la testa una cosa così atroce".

Ritenni tale idea assurda e pensai allora ai miei nonni, che conoscevo solo dai ritratti. Avevano un'aria tanto buona e dignitosa da far rifiutare l'idea che potesse esserci ragione di biasimarli. Mentalmente percorsi tutta la serie degli antenati sconosciuti, finchè alla fine arrivai a Adamo ed Eva. E allora si presentò il pensiero decisivo: Adamo ed Eva erano i primi uomini, non avevano genitori, erano stati creati direttamente da Dio, che di proposito li aveva fatti come erano. Non avevano altra scelta che essere esattamente così come Dio li aveva voluti, e perciò neppure sapevano in che modo avrebbero potuto essere diversi. Erano creature di Dio, perfette, perchè Dio crea solo la perfezione, eppure avevano commesso il primo peccato, facendo ciò che Dio non voleva che facessero. Come era stato possibile? Non avrebbero potuto farlo se Dio non avesse posto in loro la possibilità di farlo. Questo risultava chiaramente anche dal serpente, che Dio aveva creato prima di loro, certamente perchè potesse indurre Adamo ed Eva a peccare. Dio nella sua onniscienza aveva predisposto ogni cosa in modo che i nostri progenitori potessero peccare. Perciò era disegno di Dio che essi peccassero".

Questo pensiero valse a liberarmi li' per li' dal peggiore tormento (LA SUPERFICIE DELLA CIPOLLA E' STATA SBUCCIATA,
EH GIANFRANCO?), dal momento che ora sapevo che Dio stesso mi aveva messo in questa situazione. Da principio non sapevo se
Egli volesse che io peccassi o no. Non pensai più di pregarlo perchè mi illuminasse, dato che mi aveva posto in quel dilemma,
senza che io lo volessi, e mi aveva lasciato senza aiuto, ritenevo di dover cercar di capire la Sua intenzione da solo, e di dovere da solo trovare la strada per arrivarvi. A questo punto i miei pensieri presero a seguire un'altra argomentazione.

"Che cosa vuole Iddio? Che si agisca o no? Devo scoprire che cosa vuole Dio da me e devo scoprirlo immediatamente". Sapevo
bene, naturalmente, CHE SECONDO LA MORALE CORRENTE non bisognava porre domande, MA SOLO EVITARE IL PECCATO. Era ciò che avevo fatto fino a quel momento, ma capivo di non poter continuare a quel modo. Il sonno interrotto e la tensione spirituale, mi avevano fiaccato a tal punto che respingere quel pensiero mi era insopportabile (E SECONDO ME QUESTA E' STATA LA SUA FORTUNA - NDR). Non potevo andare avanti così e non potevo darmi per vinto finchè non avessi capito quali fossero la volontà e il proposito di Dio, poichè adesso ero certo che Egli fosse l'artefice di questa angosciosa difficoltà. E' abbastanza strano, ma nemmeno mi sfiorò il pensiero che potesse essere il diavolo a giocarmi un brutto tiro. NELLE MIE CONCEZIONI DI ALLORA (12 ANNI - NDR) il diavolo aveva una parte di poco conto e in goni caso lo consideravo impotente di fronte a Dio. Dal momento che, uscendo dalla nebbia, presi coscienza di me stesso, l'unità, la grandezza e la sovrumanita' di Dio AVEVANO COMINCIATO A OSSESSIONARE LA MIA IMMAGINAZIONE. Quindi non dubitavo che Dio stesso mi preparasse una prova decisiva, e che tutto dipendesse dal capire esattamente la Sua intenzione. Sapevo con certezza che alla fine sarei stato costretto a cedere, a piegarmi, ma non volevo che cio' avvenisse senza che me ne rendessi conto, poiche' era in gioco la salvezza eterna della mia anima.

"Dio sa che non posso resistere per molto, eppure non mi aiuta, sebbene io sia sul punto di dover commettere quel peccato che
non si perdona. Nella Sua onnipotenza potrebbe facilmente liberarmi da questo peso, ma evidentemente non intende farlo. Puo' darsi che Egli voglia provare la mia obbedienza imponendomi l'insolito obbligo di fare qualcosa che è in contrasto con la mia valutazione morale e con i precetti della mia religione, e perfino contro il Suo comandamento, qualcosa alla quale mi oppongo con tutte le mie forze per paura della dannazione eterna? E' possibile che Dio voglia vedere se sono capace di obbedire alla Sua volontà anche quando la mia fede e la mia ragione mi si parano innanzi mostrandomi lo spettro della morte e dell'inferno? Questa potrebbe essere davvero la risposta! Ma questi sono solo pensieri miei. Posso ingannarmi. Non oso accettare questo mio ragionamento fino in fondo; devo ripensarlo tutto ancora una volta".

Dopo averci meditato sopra di nuovo giunsi alla stessa conclusione. "Certamente Dio vuole che dia una prova di coraggio" pensai. "Se è così e adempio alla Sua volontà, allora mi concederà anche la Sua Grazia e la Sua illuminazione". Mi feci coraggio, come se avessi dovuto lanciarmi nelle fiamme dell'inferno, E LASCIAI CHE QUEL PENSIERO VENISSE. Vidi innanzi a me la cattedrale e il cielo azzurro e Dio seduto sul suo trono d'oro, dominante il mondo, e sotto il trono un'enorme massa di sterco cadere sul tetto nuovo e scintillante e abbatterlo, facendo crollare in pezzi i muri della cattedrale". ERA TUTTO QUI! Provai un immenso, indescrivibile sollievo. Invece dell'attesa dannazione avevo ricevuto la Grazia e con essa un'indicibile beatitudine quale non avevo mai provato. (LA
CIPOLLA E' STATA SBUCCIATA).

FINE
*****

Scusate per la brevità del racconto... se sono stato troppo poco prolisso non esitate a dirmelo.

Cmq. Vorrei sottolineare l'aspetto di come molte volte un bambino possa assorbire come una spugna la morale corrente, le tensioni fra i genitori, il concetto di Dio, del diavolo, di morte, di angoscia x una potenziale perdita dei genitori, dell'abbandono e di come possa crearsi tutto un castello di tensioni non risolte che lo costringono ad addottare strategie "deviate" per non esserne assorbito. Ma questo è solo un aspetto... Cmq, nel caso di Jung il solo atto di far VENIRE FUORI quel pensiero lo ha liberato da una potenziale forma patologica. Si potrebbe dire che, nel nostro caso, far uscire il pensiero ossessivo e la tensione che lo accompagna, potrebbe attenuare i nostri tic. Ma ripeto questo è solo un piccolo frammento che compone il grande puzzle tourettico.

Ok ora vi saluto, traete i vostri spunti da ciò che avete letto (ammesso e non concesso che lo abbiate letto) e scatenate pure l'inferno sul Forum.

A rileggerVI
Eddie







Ah, hey Gianfranco...

... piaciuto il bigino?



AST-SIT
00martedì 7 agosto 2007 10:02
r nicola

Non trovi interessante che il giovane jung abbia sconfitto l ossessione "dall'interno"? Il ragionamento che lo porta a liberarsi del pensiero è cmunque un ragionamento all interno della sua ossessione,nel momento in cui ci arriva l ossessione è sconfitta.
AST-SIT
00martedì 7 agosto 2007 10:02
r morciano

...sì.
AST-SIT
00martedì 7 agosto 2007 10:03
r morciano

scienza romantica ed immagini mentali


Lurjia parla di "scienza romantica" ed ora capisco perché apprezzava jung...purtroppo ormai io sono attratto da altri percorsi, più decisamente materiali (e forse meno suggestivi), per trovare motivi e tempo di cominciare un diverso studio.
Ma leggo e godo.
Anche Sacks parla romanticamente di scienza ma in modo più materiale di Jung, vanno però considerate le diverse conoscenze che oggi si hanno.
La nuova frequentatrice del forum (non mi ricordo come si chiama) ha descritto bene la sua immaginazione come fa a costruirsi i pensieri ossessivi sul suo fidanzato, ed Eddie riportando il brano di Jung, ha decritto bene come fa una mente a costruirsi "le paure" ossessive, quelle ancora più profonde e primarie dell'ossessione d'amore (la paura di morire, della punizione estrema, della perdizione....del nulla). Ebbene, fra le due cose c'é un fattore comune: l'immagine mentale.
Per motivi che bene non si sanno nella maggior parte dei tourettici c'é questa presenza pervasiva dell'immagine mentale (per la verità anche negli autistici ad alto funzionamento), questa tendenza a soffrire di una visione come se il fatto fosse reale pur sapendo che non lo è.
Quanti di voi, come me, fuggono dal cinema quando scene truci ci fanno temere di dovercele portar dietro per molto tempo?
Quanti di voi raccolgono di una scena globale proprio quell'immagine singola, uno sguardo, un'espressione, che tutta l'angoscia esistenziale può riassumere, e se la trascinano e trascinano?

Stiamo imparando a conoscerci, a riconoscerci...questo mi piace, e credetemi sulla parola, é difficile che quelli a noi "non simili" possano cogliere tutta la profondità, il gusto, la poesia ma anche il profondo dramma del nostro pensiero. Dice Giglio: ma come lo spiego agli altri?
Non lo so spiegare neppure io caro amico, o comunque non riesco mai a rendere l'idea fino in fondo...ma ora...qui...posso masticare il ritmo, sentire l'armonia delle parole, gustare il sapore dei significati, condividere gli "archetipi".

Uno scienziato che é stato fondamentale per la mia formazione, Skinner, sosteneva che il pensiero é verbale...che é sempre verbale, ed infatti ha studiato e scritto cose molto importanti sul pensiero verbale (ndr Il comportamento verbale). Eppure sbagliava...sì si sbagliava, perchè l'uomo pensa anche in immagini e per centinaia di migliaia d'anni ha pensato sopratutto ed anche SOLO in immagini. Una fase così lunga della nostra storia evolutiva non può non lasciare tracce ed essere totalmente eliminata dall'avvento del verbo, della parola, del pensiero razionale.
Ma il pensiero analogico ha una struttura meno logica di quello verbale, non é un caso che il verbale abbia preso il sopravvento nella nostra evoluzione. L'analogico per questo mentre é bello, artistico, creativo, può anche essere angoscioso...devastante.
Molti dei "miei" tourettici "vedono" prima ancora di spiegarsi ciò che vedono...e quando la visione fa male, cercano di fuggirla, di togliersela dalla mente.
Il problema é appunto come fare a mantenere i vantaggi del pensiero visivo senza pagare troppo in sofferenza, a questo fa riferimento Simone quando dice "bisogna sviluppare il pensiero corticale".
Ma il discorso si fa lungo.
Solo vorrei concludere dicendo che per ragioni che non si conoscono, a coloro che svilupperanno la tourette sembra non essere dato di perdere una quota dei neuroni che appartengono alla nostra evoluzione ma che non servono più nella vita contemporanea quali quelli afferenti al pensiero visivo, olfattivo, percettivo, eccetera (si sa che dal momento della nascita e sopratutto nel primo anno di vita si perdono centinaia di migliaia di neuroni "inutili").
Forse non é una malattia, ma un modo che ha la selezione naturale di riciclare ogni tanto delle "vecchie abilità" che potrebbero tornare utili in un cambiamento sociale.
Oppure come sostiene l'etologo Mainardi, ma anche alcuni psicologi evoluzionisti, la natura dell'uomo fa sì che si creino tendenzialmente due tipologie umane, una più conservatrice adattata allo status quo, fedele a quanto c'é e credula delle verità presenti, ed un'altra meno adattata, ricercatrice, indagatrice...e per questo anche più inquieta.
Lo psichiatra Bassano ad esempio si dice convinto che lo svilppo della società umana dipenda da queste persoalità, ma purtroppo anche la follia.
Naturalmente c'é misura e misura.

Però che vi devo dire...certo il mio tourettino Giacomo sta male, ha paura...ma io dove lo trovo un altro tredicenne che si interroga su che cosa c'era prima del big bang, su che cosa é il tempo ed il vuoto o sulle dinamiche dialettiche di una cosa che contiene anche il suo contrario? Giacomo fa paura agli altri ed anche a se stesso...ma a tredici anni é già scienziato.
Sapete come lo aiuto? Suggerendogli dove cercare, come approfondire...più tempo starà di fronte alle sue ossessioni (che poi é la sua scienza) più imparerà a trasformarle in forza per sè e ad attenuare le sue paure.
E' fantastico stare con Giacomo!

Ora il prolisso sono stato io...ma é colpa di eddie

GFM

AST-SIT
00martedì 7 agosto 2007 10:04
r eddie

Certo Nicola...

... è proprio questo il punto... ha sconfitto l'ossessione dall'interno... ha avuto la forza di affrontare quell'immagine mentale che tanto l'affliggeva facendo, come dici tu mi sembra, scorrere il pensiero, facendolo venire fuori, senza resistergli ma anzi, permettendogli di manifestarsi.

Jung, caro Nicola, è anche molto interessante per quanto riguarda l'aspetto della personalità n.1 e della personalità n.2 che ti andrò a descrivere in un prossimo post e che bene si sposa con la tua teoria "modalità vita vera e modalità vita falsa" (ho detto giusto? non ricordo ora come la definisti).

Attendi dunque una mia replica in proposito.
AST-SIT
00martedì 7 agosto 2007 10:05
r giglio


Senza parole

Finalmente ho trovato la calma per poter leggere questa discussione. Sono profondamente emozionato, dopo aver letto dei post così nutrienti. Ho letto e incamerato i dati. E tornerò a rileggere. Mi dispiace, Eddie, di non poter appagare il tuo desiderio di discussioni roventi, per ora non sono in grado di aggiungere nulla.

Giglio Della Torretta
AST-SIT
00martedì 7 agosto 2007 10:05
r eddie
x Giglio

Ti capisco perfettamente... come diceva Nietzsche "un libro non bisogna solo leggerlo, bisogna fare come le vacche, bisogna ruminarlo..." ...va da sè dunque che sto aspettando PAZIENTEMENTE ch tu finisca di digerire...

A presto
Eddie-Vedder
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