La mamma di Daniele e il linguaggio
La mamma di Daniele é una di quelle persone che quando sognano, cercano di realizzare il loro sogno, aggiungendo ogni giorno un gradino per raggiungere quella meta. Io la conosco attiva ed impegnata, attentissimaa al figlio e nello stesso tempo all'ambiente sociale e culturale nel quale il figlio dovrà vivere da adulto.
In questo assomiglia a molti di noi.
La "scadidabè" oltre ad essere mamma di daniele, é anche rappresentante di ANGSA, l'associazione nostra cugina, e biologa.
Nella tavola rotonda del 25 avremmo dovuto, tra le altre cose, discutere della questione "linguaggio" (il quesito era "come mai escono parole senza significato comunicativo"?). Purtroppo nonostante la tavola sia durata circa 30 minuti più del previsto (in tutto 2 ore e 30) quel punto non siamo riusciti a discuterlo. Ma forse é meglio così perché la questione meriterebbe una trattazione tutta a sè,un tempo adeguato ed é per questo che la riprenderemo.
Lo stesso però in questo forum voglio cominciare a raccogliere e dare corpo scientifico alla suggestione che il racconto della parola "
scadidabè" mi ha suscitato.
Si é detto e scritto tanto di come il bambino autistico possa usare la parola, o i fonemi se preferite, senza un intento conunicativo, si é anche scritto di come questo fenomeno debba essere considerato un indicatore del ritardo cognitivo che non gli avrebbe permesso di comprendere il senso del linguaggio, tanto da trasformare i fonemi e le parole in stereotipie, in esercizi senza valore che non quello di strutturare il tempo.
Ma questa cosa delle parole senza intenti comunicativi accade anche a tanti tourettici, quindi non può essere l'esito di una mancanza di comprensione! Deve essere allora qualcos'altro.
Noi sappiamo che la parola si lega a delle immagini, se penso "cane" io vedo cane, per convenzione nella nostra lingua il cane é associato a questo fonema, che é appunto il risultato di un processo di influenza ambientale.
Il meccanismo culturale però é inevitabilmente limitato alla capacità che ha la nostra cultura (una sorta di memoria, di deposito delle convenzioni comunicative sociali) di memorizzare i suoni corrispondenti ad un certo numero di cose e di situazioni, nella cultura sociale non possono essere presenti tutti i fonemi corrispondenti all'esperienza individuale. Dov'é nella nostra cultura il fonema che corrisponde alla visione dell'acqua che scorre (perché scommetto che l'acqua di daniele é soprattutto quella che scorre vero?) unita ad un senso di soddisfazione o di stato d'animo particolare? Non c'é nel nostro vocabolario, c'é in quello di Daniele però e non ha intento comunicativo ma solo, diciamo, certificativi; può essere che nasca soltanto dal bisogno automatico presente nella nostra specie di etichettare fonemicamente un evento significativo.
Il grande Gardner, ma anche Lurija e Chomsky, ci hanno insegnato che la struttura del linguaggio é geneticamente ereditata, e che con le stesse caratteristiche é presente in ogni parte del pianeta indipendemente dalla differenza linguistica. Ciò vuol dire che il linguaggio nasce con buona probabilità da un unico gruppo umano da cui deriva tutta la filogenesi e l'epigenesi linguistica della nostra specie.
Carl Delacato, con i suoi studi e la sua opera, ci ha poi dimostrato che lo sviluppo del linguaggio (quindi la struttura fonetica) é cosa diversa da quello della scrittura (la struttura grafemica), e infatti a queste funzioni rispondono diverse aree cerebrali; d'altra parte la posizione eretta e l'uso dei suoni per comunicare sono di circa 750.000 anni fa, quello della parola-frase intorno a 250.000 anni fa, di 25.000 anni fa i primi disegni e rappresentazioni grafiche non a caso insieme al linguaggio più evoluto, mentre la scrittura é un' abiltà molto più recente, credo di 5 o 6.000 anni fa.
Infatti le scritture non sono tutte uguali, il mandarino ad esempio, con i suoi 90.000 ideogrammi (mi dicono), lo immagino in grado di rappresentare con un solo suono molte più cose ma sopratutto molte più situazioni di quanto non possa fare la scrittura numerica (grafemica), chissà che non esista un "dabidabè" in cinese. Ma ormai anche i cinesi stanno usando la loro scrittura, fatta di ideogrammi, nella forma numerica di grafema, cioé con segni che equivalgono a suoni, perché questo rende molto più semplice la comunicazione umana...ma per altri versi forse anche più semplicistica.
Visto che mi son perso, cerco ora di tornare alla questione pricipale, parlavo appunto delle aree cerebrali diverse per ognuna di queste funzioni: segno grafico (mano-occhio), immagine visiva, emozione,fonema e grafema...ognuna di queste funzioni ha bisogno di un area privilegiata, ma per funzionare secondo cultura umana devono funzionare insieme, coordinarsi. Quando il rapporto tra l'una e l'altra area é disfunzionale (per diversissimi motivi), ecco che le coordinate possono disgiungersi e funzionare separatamente.
Una parola é grafema, é significato analogico/semantico ed ha valore comunicativo; ma un soggetto potrebbe usarla per il solo valore sonoro, o per la sola emozione che provoca una certa forma sonora.
Vi faccio un esempio personale: da quando ho visto il film "balla coi lupi" mi é entrata nella mente la parola "tatanka" (che nel film identificava il bisonte), ed a me poco importa che sia un bisonte o che si scriva con la K o con la "c", importa il suono (infatti io scriverei "tataaaannka")...che mi fa venire in mente un doppio saltello con una caduta, il primo saltello più piccolo ed il secondo più ampio. Quel suono é cosa mia, non ha valore comunicativo, persino mi piace, questo ha catturato un altro suono, che é "tatangelo" (credo sia il nome di un'attrice o di una cantante), che scriverei "tataaaageloo", il quale un po' mi disturba.
Ogni parola é anche un suono, sappiamo che il valore numerico (se volete logico) della parola sta sopratutto nell'emisfero sinistro mentre la tonalità di quella stessa parola (quindi il suono) é soprattutto un prodotto dell'emisfero destro, perché tono e semantica stiano sempre insieme bisogna che le aree siano sempre coordinate.
Questa
differenza nell'unità di funzionamento é ben visibile nei balbuzienti ad esempio (e diversi tourettici hanno avuto problemi di balbuzie) dove il linguaggio numerico può essere sostituito da quello tonale: se si canta non c'é balbuzie, eppure si tratta comunque di parole.
L'ipotesi che faccio mia é quella di Delacato: se qualcosa ha disturbato l'organizzazione neurologica, può essere che funzioni che dovrebbero essere maggiormente integrate lo possano essere meno, in forma più o meno grave, da quella tourettica a quella autistica. Quacuno ha chiamato questo fenomeno "deficit di coerenza centrale" io, per la TS, preferisco chiamarla "diversità" (che può anche permettere diverse forme creative, ad esempio nell'esperienza musicale) eprché é meno diffusa, meno intensa e nulla toglie al normale apprendimento della funzione comunicativa integrata.
Un deficit del numerico può dare spazio maggiore al pensiero analogico, specie quello visivo.
E' solo uno spunto e non sono neppure sicuro di essere riuscito a spiegarmi...ma la cosa ha una ricaduta operativa. Se dovessi esserci riuscito (a spiegarmi) si dovrebbe poter comprendere che in base a questo ragionamento l'utilizzo di solo linguaggio figurato negli autistici, ad esempio le carte di transizione, se é certamente un modo efficace per dare a questo soggetti (quando gravemente compromessi) una prima struttura di riferimento, poi deve necessariamente evolversi verso il fonema e persino verso il grafema, specie in età evolutiva in cui il cervello é ancora fortemente plastico. La comunicazione visiva e pittografica deve al più presto essere accompagnata da quella fonetice e poi grafica, sperando che nel tempo possano essere , quest'ultime prevalenti.
Prevalenti lo sono anche nei tourettici, anche se in loro si coglie un forte accostamento del pensiero ed anche della comunicazione anologica...che fa la differenza dalla norma.
Nei tourettici ad esempio, quando il pensiero analogico si fa ossessione o fobia, la strada più utile (secondo la mia esperienza) per la sua riduzione é prima la parola e poi la scrittura, per gli autistici con lo stesso problema potrebbe valere la stessa procedura, magari adattata...ma in quella direzione.
GFM
PS benvenuta anche da me, e grazie per lo spunto che mi hai dato