Ho la Tourette?

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Alef88
00venerdì 15 novembre 2013 13:03
Buongiorno a tutti. Mi chiamo Alessandro, ho 25 anni e volevo raccontarvi la mia storia. Avevo già letto qualcosa sulla TS qualche anno fa, ma non ho mai approfondito l'argomento. Ora, in un momento molto delicato della mia vita, ho deciso di affrontare determinati problemi e navigando sul web mi sono imbattuto nel sito del prof. Morciano ed in questo forum.

I miei tic sono iniziati intorno ai 4-5 anni. Li chiamo tic ma non so se sia il termine più appropriato: da quello che so, il tic è un movimento involontario ed incontrollato di uno o più muscoli del corpo. I miei tic, invece, sono sempre stati volontari, cioè sono io a decidere quando e come farli; il problema è che mi è sempre stato impossibile controllarmi, non riesco a non farli. È come se avvertissi un accumulo di tensione interna, che riesco ad alleggerire solo tramite il tic. E questo è il primo quesito che desidero porvi: qualcun altro si riconosce in questo tipo di manifestazioni?

Tornando ai fatti, i primi tic che ho avuto erano di tipo fisico e vocale: singhiozzi, incrocio degli occhi e chiusura alternata degli occhi. Quest’ultimo tic nacque come una sorta di “gioco” con la prospettiva: avete presente quando si guarda un oggetto in primo piano e lo sfondo appare sfocato? Ecco, io sentivo ( e a volte sento tuttora) la necessità di strizzare un occhio per “annullare” la prospettiva ed ottenere una visione “bidimensionale” ed appiattita dello spazio. Queste mie “stranezze” infastidivano i miei genitori, al punto che un giorno mia madre mi minacciò di portarmi in un collegio.

Per qualche tempo i tic facciali sparirono, anche se ogni tanto si riproponevano in altri parti del corpo, come ad esempio alzate di braccia, giravolte, urla e strusciate di piedi mentre camminavo. Ad ogni modo era poca cosa e non davano alcun problema né a me né ai miei genitori. In seguito, alla fine della prima media, tornò prepotentemente il tic agli occhi. Stavolta però non era più solo un semplice “gioco” di prospettiva, ma iniziò gradualmente a coinvolgere altri parti del viso, come la bocca e la lingua, trasformandosi in vere e proprie smorfie facciali. Pensate, ricordo ancora il momento esatto in cui tornò: stavo giocando sul letto e ad un certo punto avvertii l’impellente bisogno di strizzare gli occhi, mio padre lo notò subito e mi rimproverò. Avevo 11 anni, e da lì in poi iniziò un piccolo calvario nella mia vita personale. I tic aumentarono di numero ed intensità, ed iniziarono a coinvolgere le mani: alzate del dito medio (come nel gesto del vaffa) oppure portarle all’inguine nel gesto della masturbazione, a cui si aggiungevano scatti e sobbalzi di tutto il corpo. Fortunatamente ho incontrato delle belle persone nella mia vita, che non mi hanno mai preso in giro o emarginato. Certo, ogni tanto qualche risata o battuta è scappata a qualcuno e, seppur di poco peso, per me ogni volta era come una pugnalata al petto. Tutti mi volevano bene e mi ammiravano per la mia intelligenza. Da piccolo infatti avevo grossissime capacità: a 9 anni risolvevo sequenze numeriche per “cervelloni”, la maestra mi puniva perché era convinta che i miei temi fossero scritti da fantomatici parenti laureati in lettere, imparai le note sulla pianola partendo da quelle del flauto. Paradossalmente, gli unici a non “accettare” questa mia “particolarità” erano i miei genitori, in particolar modo mio padre, con cui il rapporto iniziò a degenerare irrimediabilmente e verso il quale provo ancora molto astio. Da parte loro infatti iniziarono i rimproveri, anche pesanti, e a volte le minacce (collegio, psichiatra, medicine, neurologo): mi dicevano di farla finita, di smetterla con questi “vizi”, che la gente mi avrebbe preso in giro e scambiato per pazzo, che non avrei mai avuto una vita normale. A volte mio padre mi rifaceva anche il verso, simulando situazioni di vita reale in cui mi sarei trovato e che mi avrebbero fatto apparire ridicolo. Io non riuscivo a spiegarmi, ero piccolo, avrei voluto dirgli che non potevo controllarmi, che era troppo forte, di lasciarmi in pace, che mi facevano soffrire, ma non ci riuscivo. Semplicemente, non capivo cosa mi stesse succedendo. Ci tengo a sottolineare che i miei non sono mai stati cattivi o severi con me, anzi mi hanno anche viziato e “protetto” (per non dire soffocato) troppo.

Il periodo peggiore, a livello di tic, è stato proprio quello tra gli 11 ed i 15 anni. Poi con l’arrivo della piena adolescenza, dell’indipendenza e delle prime ragazze, la situazione iniziò a stabilizzarsi. Non ero più un bambino, i rimproveri dei miei si fecero più radi e più blandi, anche in virtù delle mie reazioni da adolescente che non accettava più determinate discussioni. Ad ogni modo, nelle situazioni di gruppo, come ad esempio essere a tavola con amici o conoscere gente nuova, continuavo ad avvertire della tensione per via dei tic.

A 18 anni conobbi una ragazza, la mia prima ed unica storia seria. Ed è qui che, forse, la TS si è manifestata come un qualcosa di profondamente radicato in me. Dopo 3 anni di fidanzamento felice, di studi universitari, di serenità e di “accettazione” della mia natura, inizia a nascere in me il dubbio se amassi (o se l’avessi mai amata veramente) questa ragazza. Un dubbio brutto, che non volevo avere, perché mi piaceva la mia vita così come era. Decisi di non affrontare la questione, di far finta di nulla, di andare avanti nella convinzione che tutto si sarebbe sistemato da sé. Iniziai dunque a somatizzare il mio malessere interiore: il solo pensiero di quel “dubbio” mi faceva salire una forte ansia, un malessere che si manifestava con una forte tachicardia ed una gran voglia di piangere. Ma non mi diedi per vinto: spinsi ancora più giù quel dubbio, lo nascosi per bene, lo ricollegai ad altri fattori. Fu così che inconsciamente spostai l’attenzione sulle sigarette: ogni volta che ne accendevo una, partiva una fortissima tachicardia e saliva una senso di ansia incontrollato. Mi convinsi dunque a smettere di fumare, convinto (ma neanche tanto) che fossero le sigarette a generare quel malessere. La situazione proseguì stazionaria per diversi mesi, forse addirittura un anno, poi il dubbio tornò forte, come un rigurgito che proveniva dal profondo, con la forza esplosiva che tutto quel tempo sotto pressione gli aveva impresso. E ritornò, guarda caso, sotto forma di tic (sempre volontario): “non ti amo più”. Iniziai a dirlo gradualmente, per poi inserirlo all’inizio o alla fine in quasi ogni frase, soprattutto quando parlavo con lei, velocemente, come se non volessi essere sentito. Inizio a pensare che fosse un caso di coprolalia, che non riguarda bestemmie o imprecazioni ma semplicemente lo sfatamento di quello che per me era un tabù. Ora, mi sembra di aver capito che chi soffre di coprolalia tende a dire cose che non pensa realmente. Di conseguenza la domanda che mi faccio ancora oggi è la seguente: lo pensavo veramente? Non sono mai riuscito a darmi la risposta. Ad ogni modo, una volta notato questo tic, lei ne soffrì molto, ovviamente. Io provai a spiegare, arrampicandomi sugli specchi perché non sapevo dare un risposta. Risultato, dopo un mese di sforzi mi lasciò, dicendomi di aver capito, dopo mille sofferenze, che anche lei non mi amava più. Che ve lo dico a fare, per me fu un dramma. Mi sentivo un idiota, un mollusco, mi odiavo, seppur convinto che in realtà era la paura ad averle “offuscato” il sentimento.

Fu così che mi decisi ad affrontare questi miei problemi. Andai per la prima volta da una psicologa, feci 6 mesi di sedute e miglioramenti zero. Si parlava della mia storia con questa ragazza, della mia infanzia, della famiglia, degli amici, ma dentro di me non scattava nulla. I tic rimanevano. Poi, un giorno, questa ragazza mi richiamò. Si disse innamorata, come pensavo io, e tornammo insieme. Questo accadde 2 anni fa. Io smisi di andare dalla psicologa e ricominciai a fare la solita vita. Il “non ti amo più” sparì, poi tornò in maniera blanda, poi sparì, poi tornò di nuovo. Nessuno ci faceva più caso. Qualche settimana fa ci siamo lasciati nuovamente, stavolta per altri motivi, ed ora ho ricominciato un percorso con una nuova psicologa. Pochi giorni fa, come dicevo all’inizio, mi sono imbattuto in questa TS e, ripercorrendo la mia storia personale, credo seriamente di esserne “affetto”, probabilmente oggi in una forma più blanda. I tic che ho ora non sono invalidanti: strizzo gli occhi, tiro fuori la lingua, alzo gli indici della mano (non più i medi), porto la mano verso il basso ventre nel gesto della masturbazione (raramente), a volte fisso le parti basse delle persone e, solamente quando sono dentro casa, qualche volta urlo. Dopo tante incertezze e sofferenze vorrei capire di cosa si tratta, e sono convinto ad andare fino in fondo.

Scusate se sono stato prolisso, spero di non avervi tediato, ma sono sicuro comprenderete la necessità di raccontarmi a seguito di una scoperta per me così importante.

Voi che pensate della mia storia e della natura “volontaria” dei tic? Credete possa avere la TS? Dato che vorrei accennare questa cosa alla mia psicologa, nel caso in cui non fosse ferrata sull’argomento, dovrei rivolgermi ad altri professionisti e/o strutture? Gradirei in merito anche un parere del Dott. Morciano.

Vi ringrazio e vi saluto calorosamente.

Alessandro
GiglioDellaTorretta
00sabato 16 novembre 2013 01:31
sembri proprio dei nostri! Benvenuto!
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