Re: Benvenuto!
doraemon75, 13/09/2008 11.01:
E' davvero piacevole leggere i tuoi scritti
sono davvero interessanti!!!
I miei preferiti per ora sono: - Si soffre per davvero? - Siamo noi a comandare sulla vita o è la vita che comanda su di noi? Esiste il destino? - Siamo soli sulla terra?.
Spero di rileggerti presto....
grazie mille sono felice che vi piacciano, ve ne posterò qualcun'altro:)
Esiste il paradiso e l’inferno?
Sarebbe una cosa troppo ingiusta, e nel mondo terreno già ce ne sono troppe. Se davvero esiste un’ aldilà, io spero che sia una cosa equa per tutte le persone del mondo, se penso che quando nasciamo siamo tutti uguali e quando moriamo la cosa non cambia. Il percorso di vita è ciò che ci rende diversi, strani, buoni e cattivi. Buttare i cattivi all’inferno e i buoni in paradiso sarebbe soltanto un errore che può commettere un umano. Un buono si distingue dal cattivo soltanto dal fatto che è stato più fortunato di lui e che per cambiare strada deve compiere una maggiore fatica. Un esempio può essere: un bambino che nasce in un paese povero in una famiglia di persone non civilizzati che non insegna al proprio figlio l’educazione, il rispetto, una cultura, una formazione. Questo bambino in futuro si sentirà diverso dagli altri, in peggio, e inizierà la sua lotta contro tutte quelle persone, che al contrario di lui sono nate: in una famiglia benestante in un paese civilizzato che insegna al proprio figlio tutto ciò che serve per vivere in maniera giusta, corretta e civile. Non mi sembra una buona cosa che i buoni fortunati vadano in paradiso e i cattivi sfortunati vadano all’inferno, perché non esiste il buono e il cattivo. Mi piacerebbe pensare che a chi si è comportato malvagiamente, dargli una seconda opportunità, e a chi si è comportato benevolmente farlo diventare angelo custode di quella persona.
Che cos’è il tempo?
Tempo è una parola che come tutti i termini sono stati inventati per poter comunicare. Il tempo è uguale a evento, non esiste il tempo che scorre e va avanti nei secondi minuti, ore, settimane, mesi, anni, quelli li abbiamo inventati noi umani per convenienza, per darci una regola. Non si potrà mai tornare indietro con il tempo, semplicemente perché non esiste, sono gli eventi che andando avanti con la riproduzione umana portano nuove epoche, ma non è il tempo che passa, noi potremmo pure stabilire che una giornata è fatta da 48 ore, potremmo far passare un anno in 3 anni. Se parliamo da 10 minuti stiamo parlando in uno spazio che ha 3 dimensioni più una 4 che sono i 10 minuti che è il tempo. Einstein diceva che il tempo passa in modo diverso da un luogo all’altro dell’universo. Qual è il tempo vero? quello che viviamo noi sulla terra o quello che vivono degli extraterrestri su un’altra galassia, non c’è un tempo fisso per tutti, il tempo dipende dalla velocità con la quale noi ci spostiamo nell’universo. Noi il tempo non lo percepiamo, non lo sentiamo, non lo vediamo. Se davvero esistesse il tempo come quarta dimensione, allora esisterebbero infiniti passati, infiniti futuri e magari anche una fine e un inizio per il mondo e l’esistenza, potrebbe venire un terrestre dal futuro di 1 milione di anni in avanti, e allora gli eventi che stiamo vivendo noi del passato modificherebbero inevitabilmente quelli del futuro, però di quale futuro? Di quale passato? È un concetto impossibile, esisterebbero infiniti passati e futuri con infiniti tempi e senza un presente; quello del futuro ad esempio, dove avranno inventato la macchina del tempo, potrebbe cambiare l’evento delle cose, ma in quale tempo? di quale passato? Quindi non esisterebbe neanche un presente. È un concetto impensabile nella mente tridimensionale dell’uomo. L’unica maniera che abbiamo di pensare al futuro è quella di scoprire nuove dimensioni parallele alla nostra. Se esistono altre dimensioni, allora può esistere anche un futuro ed un passato distaccati dal nostro, ad esempio una dimensione dove sono 1000 anni più avanti di noi o una 1000 anni più indietro di noi e così via. Comunque sia, se esiste il nostro mondo con la nostra realtà e la nostra dimensione tridimensionale, perché non può esistere un altro mondo, un’altra realtà con altre dimensioni, altre menti, altri esseri? Mi piace credere a questo. Ad esempio una dimensione, dove se dai un pugno a vuoto, invece di vedere il braccio stendersi in avanti, lo vedrai proiettarsi da un’altra parte: dietro, sotto o sopra, dove vorrai tu. Altri tipi di dimensione li possiamo vedere nei quadri di Escher e di Picasso.
Finiranno le guerre, la povertà, le sofferenze?
La mia risposta è si. La prima cosa importante da dire è che: l’evoluzione ci prepara a cose inimmaginabili. Se analizziamo la situazione di oggi e la confrontiamo con quella di qualsiasi epoca passata, come ad esempio il medioevo, notiamo come l’uomo cambia in meglio e si evolve mentalmente. Nel medioevo si facevano più guerre e per motivi più futili, c’erano le torture e pene di morte, se pensavi e dicevi cose che andavano contro le idee di qualcuno ti uccidevano, non c’era il liberalismo e il libero arbitrio, ecc. Oggi tutto questo non c’è, o perlomeno è diminuito tutto e la qualità di vita è aumentata notevolmente. Nel medioevo l’uomo non aveva esperienza e idee a sufficienza per potersi immaginare le cose che oggi abbiamo: il computer, internet, l’aereo, i cellulari e tutte quelle cose hi-tech che abbiamo oggi. Con questo voglio dire che l’evoluzione ci prepara a cose inimmaginabili. Tutto ciò che noi pensiamo che non si avvererà mai, oppure non riusciamo proprio a pensare a quello che potrà avvenire, allora possiamo essere certi che si avvererà. Oggi, ad esempio, non potremmo mai immaginare cosa avverrà nel 3000. Tutto quello che possiamo immaginare sta nei film di fantascienza, e sono cose che sicuramente avverranno, ma essendo cose immaginabili, non fanno parte di quella preparazione che l’evoluzione ci sta portando, sono cose che avverranno nei secoli più prossimi a noi e non un millennio più avanti. Una cosa inimmaginabile può essere la scomparsa delle guerra e delle sofferenze. Oggi diremmo “ma è impossibile, è un’utopia”. Diciamo questo perché pensiamo che ci saranno sempre conflitti di interesse, però sbagliamo. Noi possiamo vedere soltanto il passato e il presente, ma non il futuro, vediamo un passato dove non c’è mai stata una stabilità, ma non pensiamo ai cambiamenti radicali che sono avvenuti con il tempo e che verranno, e che ci serviranno per giungere poi ad uno stadio ultimo. Tutte le guerre che sono avvenute e che si verificheranno non sono inutili, anzi, serviranno a noi, gente del futuro, per capire, comprendere meglio, qual è il giusto comportamento da avere. Noi, gente del presente e voi, gente del futuro (mi riferisco ad un futuro lettore) avremo sempre più esperienza di coloro che sono vissuti nel passato, prima di noi, perché siamo nati dopo. Oggi diciamo: ah! quei barbari, primitivi del medioevo che facevano queste cose. Ieri dicevano la stessa cosa le persone del medioevo a chi aveva vissuto in passato, prima di loro. Nel 3000 diranno: Ah! Quei primitivi del 2000 che facevano ancora le guerre per motivi di interesse. Loro non ne avranno più bisogno, perché l’esperienza del passato e l’evoluzione mentale li ha portati finalmente a trovare un giusto equilibrio e a capire la giusta via e la giusta conoscenza. È molto probabile però, che, finita l’era delle guerre, nascerà una nuova era di chissà quali altre atrocità: i robot ribelli, gli alieni, supremazia dell’universo da parte di altre forme di vita. Ma può anche essere di no, sto solo navigando nella fantasia. È servito, serve e servirà tutto nella storia e nell’esperienza dell’uomo, l’importante è che chi verrà dopo di noi, potrà riflettere, meditare su quello che noi, gente del passato abbiamo fatto.
Stimmate, Miracoli, Possessioni, Dio, Fede, Religione: che cosa sono? C’è un collegamento tra queste cose?
Cercherò di spiegarmi in 4 punti: 1) Innanzitutto mi domando come mai questi fenomeni, soprattutto le stimmate, avvengono nella stragrande maggioranza nei paesi con un alto tasso di religiosità, o in persone molto religiose con molta fede. La scienza può spiegarci le stimmate in mille modi, come ad esempio: la persona psicosomatica, quindi un fatto mentale, oppure che sono state procurate con un acido ecc. La voglia di stare più vicino a Dio, di essere notato da tutti e da lui, di essere una persona speciale, di avere anche tu quella cosa miracolosa, e per molti altri motivi, ti porta a procurarti le stimmate, o in maniera psicosomatica o tramite trucchetti di chimica. 2) Questi sono fenomeni che la scienza può spiegarci benissimo, anche se non del tutto, specialmente per i miracoli in campo medico, d’altronde siamo solo nel 2007 e la scienza fa ancora a pugni con molte cose, ce ne vorrà di tempo prima che arrivi alla perfezione e potrà spiegarci tutto, dobbiamo dargli tempo, dobbiamo farla crescere. 3) Per quanto riguarda le stimmate, non sono tanto diverse da quei fenomeni paranormali falsi come mani curatrici o mani magnetiche; sono entrambi fenomeni spiegabili con la scienza e miracolosamente fasulli, una miracolosità partorita dalla mente fantasiosa dell’uomo, che ha bisogno di credere sempre a qualcosa in più che possa accertargli l’esistenza di Dio. 4) Io non ho le stimmate e questo mi basta per non crederci, come anche è vero che non conosco Dio e questo mi basta per non crederci. Quindi quella parola fede io neanche la conosco, perché è oggettivamente, realisticamente, logicamente, razionalmente impossibile credere in una cosa che non esiste, per questo, secondo me, sono nate le stimmate e miracoli vari, perché appunto come ho detto prima se non abbiamo qualche prova concreta della sua esistenza non possiamo realmente avere fede e credere in Dio, e quindi ci inganniamo a vicenda con prove miracolose fasulle che ci dimostrano che quel Dio possa realmente vivere da qualche parte. Io invece penso e non credo, come già dissi in precedenza, che esiste qualcosa più grande di noi che ci ha creato. Ora però voglio un attimo contraddirmi e spiegare cosa è per me il significato della fede, di Dio, di credere in lui ecc ecc. Io non ho fede, ma ne ho sempre bisogno nei momenti critici, di solitudine, di malinconia, negli stati negativi della vita. Come mai? Sono stato condizionato? Probabilmente si, ma ho scoperto che la fede è sinonimo di speranza e non di credere realmente che esista un Dio. Quando sono solo, non posso chiedere aiuto a nessuno, non so con chi confidarmi, o non c’è nessuno che può aiutarmi, quando non ho speranze, allora entra in gioco la fede e diventa la mia unica speranza, la mia unica salvezza, posso chiedere aiuto a Dio, questo essere che ho manifestato nella mia mente allo scopo di aiutarmi. Lui riesce sempre a confortarmi, a darmi speranza, e a tirarmi su il morale. Io ho fede soltanto quando mi serve, ma non perché sono egoista, e realmente credo a Dio e voglio sempre il suo aiuto nel momento del bisogno, ma perché è un fatto mentale, psicologico che mi aiuta a stare meglio, tutto qua. Questo è per me Dio e la fede.
Fare del bene è un dovere? Perché lo facciamo?
Innanzitutto per capire se fare del bene è una cosa naturale o è una cosa derivata dal condizionamento, basta confrontarci con la natura animale e vegetale. Un animale aiuta un altro animale al fine reale di salvare un suo simile? Io dico di no, almeno in un ambito selvatico, come nella giungla, dove non esistono condizionamenti esterni sull’animale di nessun tipo, come può essere per gli animali domestici per colpa dell’uomo. Ora Pensiamo un attimo agli animali che vediamo tutti i giorni e ai documentari e a cosa c’è dietro al gesto umano di aiuto. Se io aiuto è perché ho dei sentimenti che mi legano ad altre persone, e gli animali sono sprovvisti di questi. Quali e cosa sono questi sentimenti che mi spingono, anche inconsciamente a commettere azioni, anche pericolose, quali aiutare il prossimo? Sono dei collegamenti, come l’amicizia e l’amore, tra due o più persone che ci portano a condizionarci a vicenda. Ritorniamo agli animali ora. Gli animali hanno questo collegamento? No. Ansi avvolte si uccidono fra di loro, o si abbandonano: ad esempio perché rallenti la marcia del branco, oppure invadi il territorio di un altro animale, o non sei ben accetto dal branco perché sei di troppo; avvolte si aiutano anche fra di loro, ma è per lo stesso motivo per il quale si uccidono anche, e cioè quello di sopravvivere; quindi niente sentimenti, niente aiuto verso il prossimo, niente buonismo, niente condizionamento. Come vediamo gli animali non hanno sentimenti, ma soltanto natura, istinto e obbligo per natura a sopravvivere e quindi a fare molte cose naturali che invece a noi, persone condizionate, sembrano crudeli e disumane. Un animale non vuole, ma deve! Quindi io non devo aiutare, ma voglio aiutare, e infatti se non aiuto un morente sono un animale. Noi ci sentiamo obbligati ad aiutare, per colpa dei condizionamenti che abbiamo incontrato durante il corso della nostra vita e della nostra esperienza, e anche perché vogliamo soddisfare l’esigenza di sentirci meglio, di stare meglio con noi e con il mondo, la quale dipende dalla nostra esperienza. Ad esempio ho visto, ho letto, ho sentito che bisogna fare del bene, che è giusto, che dobbiamo farlo, che quasi tutti lo fanno, che è un obbligo morale, e in fine la cosa più importante, che fa sentire meglio. In pratica mi sono fatto il lavaggio del cervello e ora sono convinto che fare del bene fa sentire meglio, quindi lo faccio non esclusivamente per aiutare l’altro, ma in realtà lo faccio per soddisfare una mia esigenza: quella di stare meglio con me stesso e con gli altri. Tante cose ci impongono di fare del bene, la società, la famiglia, gli altri, e in fine anche noi, perché condizionati da quest’ultimi. Se non facciamo del bene ci sentiamo male perché veniamo emarginati, allontanati, isolati e tante altre cose brutte, e questo ci preoccupa, ci spaventa, quindi un’altro motivo in più per fare del bene, un’altro condizionamento. Ora voglio lasciare da parte la realtà oggettiva, concreta, logica e cercherò di spiegare la visione della realtà come se vista da uno spettatore che osserva o come un critico che giudica un film; come un persona che guarda una proiezione al cinema, io guardo la vita come se fossi davanti un grande schermo, ed esporrò, quindi, la mia filosofia sul fatto di aiutare, che è indipendente dalla natura, dal buon senso, dalla morale, dal condizionamento; è soltanto un punto di vista, che può essere oggettivo per me o soggettivo per altri. Come non posso ritornare al mio amato senso: che senso ha aiutare? Una persona può aiutare tantissime persone, ma ce ne saranno sempre tante altre che non potranno essere aiutate, quindi perché aiutare delle persone a non soffrire, quando sappiamo che molte altre in un qualsiasi posto della terra stanno soffrendo? Questo può significare soltanto che noi non aiutiamo per il fine stesso di aiutare, ma per le cose che ho detto prima, quindi stare in pace con noi stessi e con gli altri evitando spiacevoli conseguenze quali l’isolamento, l’emarginazione, la solitudine, l’incomprensione ecc. Il sapere che ad ogni vita salvata, aiutata, ce ne sono molte altre che non possiamo salvare o aiutare, non ci sconforta? Non ci fa riflettere sul fatto che se anche non aiutiamo non cambia proprio nulla? Siamo qualcosa come 6 miliardi di esseri umani, e ogni giorno soffrono milioni di persone che non possiamo aiutare, quindi, come gli animali, potremmo anche non aiutare, non è un obbligo, non è un dovere, non rischiamo l’estinzione della razza umana. Io direi di si, queste cose ci sconfortano e ci dicono proprio “ ma che lo stai aiutando a fa?” ma infatti noi non aiutiamo per salvare, non far soffrire il prossimo, ma, beh, la risposta credo di averla data prima, ovvero lo facciamo allo scopo di soddisfare il nostro bisogno, derivato da condizionamenti, di stare meglio con noi e con gli altri. Il fine ultimo di aiutare non può essere davvero di aiutare realmente un’altra persona a non soffrire, un motivo lo ho detto prima, altri sono: 1) perché se non la conosciamo, non proviamo sentimento e quindi senza sentimento non si può parlare di aiuto vero ai fini di salvare quella persona, 2) perché non possiamo provare la sofferenza di quella persona e non riusciremmo a renderci conto di quanto sta soffrendo, possiamo solo immaginarlo che è molto diverso dal provarlo, e quindi se non la possiamo capire a pieno, un motivo in più per non avere voglia di aiutare quella persona. In mancanza di uno stimolo che può farci provare la sofferenza di quella persona, perdiamo anche la voglia di aiutarla, almeno in parte, in teoria, secondo me, o se quella sofferenza non la abbiamo già provata in maniera molto intensa che se la vediamo ci aiuta a ricordarla. 3) perché se volessimo davvero aiutare l’altro, per non farlo soffrire, non ci limiteremmo ad alcune persone, lo faremmo per tutte le persone del mondo, in maniera da non poter vedere più sofferenza. Tutti questi motivo mi spingono a credere che aiutiamo per soddisfare noi e non per aiutare gli altri. Alla fine se non ci fossero tutti questi motivi, se non fossimo condizionati dall’esterno, se non avessimo l’intelligenza, ci comporteremmo come gli animali, quindi non aiuteremmo mai nessuno.